02 marzo 2010

L'uomo che verrà

E' il 2010 ed è bello sapere che i proiettori si inceppano ancora, che il quadro dell'immagine può essere sfalsato e la testa degli attori apparire sullo schermo sotto i loro bacini. E' bello sapere che la pellicola brucia ancora. E' parte della magia del cinema.

E' successo in un cinema della provincia, ma la piccola disavventura che ha causato un'interruzione di qualche minuto e la perdita di un paio di scene, non ha pregiudicato l'effetto della visione di un film bellissimo, L'uomo che verrà, secondo lungometraggio di Giorgio Diritti.

Un film denso, più riuscito del pur pregevole Il vento fa il suo giro, che dal punto di vista della drammaturgia si apriva nel finale a qualche sbandata e incoerenza.

Diritti continua l'esplorazione, per così dire, etnografica dell'Italia e della sua origine rurale - in questo è nell'uso del dialetto richiama da vicino il suo maestro Ermanno Olmi. E lo fa anche attraverso soggettive e false soggettive, che rendono la narrazione appassionata, senza pretese di distacco o di falsa (perché quella vera non esiste) oggettività.

Alcuni l'hanno definito un film pasoliniano. Io resisto alla tentazione di farlo, perché comprendo che sia piuttosto dettata dal desiderio di avere trovato un vero e degno erede del cinema di Pasolini che non dalla realtà dei fatti. Non fosse per altro motivo che non la guerra, non la brutalità dell'uomo sono il tema principale del film, ma la speranza. Quella speranza che Pasolini aveva cancellato dal suo dizionario. La speranza del film è forse quella che anche ora (e in ogni tempo nefasto) nascano uomini diversi, illuminati, disposti a cambiare.

L'unica perplessità che mi suscita il film è la presenza, accanto a volti di una espressività oserei dire feroce, come quella di Claudio Casadio, che restituiscono la ricerca (questà sì, pasoliniana) di una caratterizzazione del personaggio guidata dalla sua fisionomia e fisicità, vi siano volti di attori noti come quelli di Alba Rohrwacher, di Maya Sansa e di Stefano Bicocchi, apparso in televisione nelle vesti di comico.

Giudizio in stelline: ****
Giudizio in distanza: 70 km


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