23 gennaio 2015

Sangue nello smartphone

Per la rubrica Vimerdì, propongo una scena del coraggioso documentario Blood in the Mobile, un tentativo di aprire uno squarcio di consapevolezza di quanto un'azione così banale per noi occidentali, come quella di comprare un cellulare o un dispositivo elettronico, sia un atto morale scellerato per le ripercussioni che questo ha sulla vita di comunità africane.




In un articolo che vi invito a leggere si scrive che "da oltre quindici anni tutti i cellulari del mondo e tutti i componenti di computer ed accessori elettronici utilizzano coltan e cassiterite come materie prime nelle catene di montaggio. Le multinazionali dell’elettronica, acquistando questi minerali, sono i diretti responsabili del finanziamento delle mafie africane, che forniscono ai guerriglieri le armi necessarie a mantenere l’Africa in un continuo stato di schiavitù e guerra perpetua."



BLOOD IN THE MOBILE from buenobuonogood on Vimeo.

19 gennaio 2015

Sacro Gra: paesaggio a suoni molesti

Per molti, in parte anche per me, è difficile capire come Sacro GRA di Gianfranco Rosi sia stato capace di vincere un festival importante come quello di Venezia nel 2013. Questo spaccato sul piccolo mondo alla deriva, fuori del cerchio "maggico" di Roma, non ha una grande estetica. E forse è una scelta per racccordarsi (appunto) a ciò che succede all'esterno del Grande Raccordo Anulare che circonda la capitale - cantato in queste esatte parole dall'Antonello Venditti di Corrado Guzzanti.

Il trattamento sonoro, invece, è degno di considerazione. Un altro premio vinto dal film riguarda proprio il miglior sonoro in presa diretta ai Golden Ciak Awards del 2014.


La qualità principale del film mi sembra quella della rappresentazione del suono molesto: il film è una summa, un campionario eccezionale di suoni sgradevoli. A partire dagli insostenibili decibel della sirena dell'ambulanza, protagonista di una delle storie raccontate, all'assordante rombo degli aerei che volano bassi. E poi la musica: quella quasi inascoltabile dei locali, la brutta canzone del travestito e quella delle feste sudamericane, per le quali un dj si preparare nei locali di casa sua.


Le urla amplificate delle larve di una colonia di parassiti delle palme e i becchini che smantellano vecchie bare appena svuotate delle membra umano che contenevano, a feroci colpi di martello. Infine, da non sottovalutare per il loro danno a timpani sensibili, ci sono le sgrammaticature e la storpiatura dell'italiano ad opera di diversi protagonisti.


Per fortuna, non lontano dalle auto che sfrecciano a tutta velocità sul raccordo, ci sono anche campi dove la neve si può posare e riempire tutto di un silenzio ovattato.


07 gennaio 2015

Italy in a day - Un sabato italiano

Un fan dello User Generated Content come me, non poteva perdersi di nuovo la trasmissione di Italy in a day su Raitre dopo essersi perso l'uscita in sala la trasmissione in prima serata qualche tempo fa. E così ho vinto il sonno del Capodanno e approfittato di trovarmi in vacanza in un casa provvista di TV, al contrario della mia, per godermi lo spettacolo in seconda serata.

Sulla scia del progetto lanciato da Ridley Scott Life in a Day, che aveva chiesto a tutti di riprendere la loro giornata il 24 luglio del 2010 e caricare il girato su YouTube, Italy in a day racconta allo stesso modo un sabato qualunque della vita degli italiani. Il sabato qualunque è in questo caso il 26 ottobre 2013.

La regia è affidata a Gabriele Salvatores, mentre Ridley Scott figura come produttore. Il ruolo di Salvatores immagino sia stato quello di supervisionare un lungo processo di selezione e montaggio delegato in gran parte a collaboratori, visto che la regia vera e propria delle 2200 ore di girato è stata delle decine di migliaia di italiani qualunque che hanno registrato con videocamere o cellulari momenti della loro giornata.

E il montaggio finale mantiene saggiamente i distinti formati dei video di partenza, così che si passa dal 16:9 al video verticale, che lascia ampie fasce nere ai lati dell'immagine, senza soluzione di continuità. Mantenendo l'ordine cronologico degli eventi, dalle 00.00 alla mezzanotte successiva, le sequenze sono accostate per analogia visiva e di senso logico.

Gli attori/autori ci mettono a parte dei loro pensieri e delle loro abitudini e descrivono la loro giornata. C'è l'astronauta nella navicella spaziale che si versa in testa l'acqua e la tiene in equilibrio come fosse gelatina, c'è il ragazzo che si sente come un astronauta perché vive su una nave cargo, c'è il testimone di giustizia che vive incarcerato nella sua propria casa per sentirsi libero dalla mafia, c'è il chirurgo che gira il mondo per salvare vite a bimbi che non potrebbero permettersi un intervento, e c'è soprattutto tante persone normali, la cui vita ci viene mostrata magari per pochi secondi.
 
Non ci sono scene di grande cinema in Italy in a day, e ce lo si può aspettare, ma alcune riflessioni (in particolare sulle loro paure e sulla loro Italia) sono così semplici e vicine nella loro universalità che hanno spesso commosso una mammoletta come me. Come commenta un ragazzo che vaga nella notte, se ora state piangendo è perché gli esseri umani sono meravigliosi.