Il 3D, nuova frontiera cinematografica, unico espediente della modernità per richiamare frotte di spettatori o inutile invenzione a seconda di chi ne parla, ha affrontato la prova Tim Burton. Le code davanti ai cinema sono decisamente inferiori di quelle di Avatar, che è ancora nelle sale. Forse perché la pubblicità e il rumour che ha preceduto l'impresa faraonica di James Cameron (Alice si stima sia costata circa un terzo) ha creato un'aspettativa strepitosa, o forse perché l'accoppiata Carroll-Burton è sembrata (ed è senz'altro) più intellettuale del giocattolone Avatar.
Eppure anche a me, dal punto di vista dell'esperienza squisitamente sensoriale, Avatar ha incantato di più. Forse è solo una questione tecnica o il tipo di racconto cinematografico. Anche se in realtà le scene più affascinanti di Avatar, come detto in un precedente post, sono stati gli interni. Di sicuro si può dire che le immagini sintetiche, di computer grafica, risaltano meglio nella tecnica 3D delle immagini registrate dal vivo.
Mi rimane il dubbio che sia io: forse Tim Burton non l'ho mai digerito, forse sono sempre stato troppo adulto per apprezzare i suoi film, come sono troppo cresciuto per apprezzare Alice in Wonderland.
Nessun commento:
Posta un commento