21 maggio 2012

Appunti per una lezione su 'L'amore che resta'


L'AMORE CHE RESTA è un film drammatico ma punteggiato da momenti da commedia romantica, che racconta l'innamoramento tra due giovani sul quale però grava la certezza che questo amore dovrà finire presto.

Il soggetto è tratto dalla pièce teatrale Of Winter and Water Birds di Jason Lew, che l’ha trasformata in sceneggiatura cinematografica su suggerimento, tra gli altri, della produttrice Bryce Dallas Howard, attrice e figlia di Ron Howard, anche lui produttore del film.

Si tratta dell'esordio nella sceneggiatura per Jason Lew, attore americano di origine nipponica. E il Giappone si fa sentire all'interno del film in uno dei personaggi principali e nella sua storia.


Regista e cast
La regia è stata affidata dai produttori a Gus Van Sant, che ha dedicato la maggior parte della sua arte al mondo giovanile, solitamente dipingendone i lati più controversi e pericolosi. E' il regista di Belli e dannati, che già nel titolo racchiude una sorta di poetica del regista, e ha realizzato Last Days su Cobain e altri film sull'adolescenza difficile come Elephant e Paranoid Park. Ultimo suo successo è Milk, film biografico sul primo consigliere omosessuale della California ucciso negli anni '70.

Il protagonista è interpretato da Henry Hopper, figlio del famoso Dennis Hopper (cui il film è dedicato), solamente al suo secondo film, e dalla più conosciuta Mia Wasikowska già interprete dell'Alice nel paese delle meraviglie di Tim Burton.

L'interpretazione di Hopper è sorniona e divertita. Hopper ha dichiartato: “Volevo un progetto che mi appassionasse... Quando ho letto la sceneggiatura sono stato colpito dai personaggi e dalla loro storia,
giovani diversi dai soliti. Parla dei percorsi tortuosi che la giovinezza porta a fare, parla di
imparare a crescere vicino a un’altra persona. È questo che lo rende interessante.”

L'interpretazione della Wasikwska e delicata e piena di vitalità allo stesso tempo.

Il tema principale del film è quello vecchissimo del legame tra amore e morte, il classico Eros e Thanatos, trattato però con delicatezza e un'assenza di retorica, ottenuta anche attraverso l'eccentricità dei personaggi. Altre tematiche toccate dal film sono quelle di amicizia, famiglia, speranza.

Il titolo inglese RESTLESS non fa nessun riferimento all'amore ma significa letteralmente “senza sosta”, si riferisce di solito a persone irrequiete. Forse è da riferirsi al personaggio di Enoch che non trova pace e nella “quiete” eterna appunto spera di trovarla.


Struttura
La struttura del film è lineare sia dal punto di vista temporale che spaziale. La vicenda copre pochi mesi della vita di personaggi candidi e molto eccentrici.

Il personaggio principale è un ragazzo che frequenta tutti i funerali che può, senza provare niente e che è visitato da un fantasma della seconda guerra mondiale. Enoch è talmente eccentrico da essere osteggiato all'inizio dalla premurosa e coscienziosa sorella di Annabel, ma dimostrando la sincerità del suo affetto riconquista la possibilità di starle vicino e parlare di lei al suo funerale – anche se poi non lo sentiremo parlare, ma con una scelta molto più cinematografica lo vediamo ricordare alcuni momenti dolci del loro innamoramento.

Se la sorella sembra avere di più da perdere e per questo accetta molti meno rischi, Annabel e Enoch sono persone che credono di aver perso tutto (Enoch è sgridato a questo riguardo dal fantasma) o che lo stanno per perdere (Annabel). Entrambi sono slegati da ciò che li circonda, uno ha le battaglie navali con un fantasma, lei ha i libri di natura. Lui ciò che più c'è di mortifero, lei ciò che c'è di vitale, gli uccelli.

Enoch è in conflitto con tutti, con gli adulti per cause diverse (è un sostanziale rifiuto del mondo adulto, il suo), ma anche a turno con gli altri due protagonisti. Non accetta subito la condizione della sua amica. Prima prova a scherzarci sopra, poi si arrabbia con lei (“mi vuoi lasciare”) e con il dottore (“chiami uno bravo davvero”).

Il finale ristabilisce l'equilibrio emotivo di Enoch che impara ad accettare la morte, come qualcosa che non è in contrapposizione alla vita. Annabel trova la sua serenità nelle cure di Enoch. E anche il fantasma del kamikaze giapponese Hiroshi sembra aver assolto al suo compito di consolare Enoch, di salvarlo dalla sua stessa fine, quella del suicidio, in sostanza, anche se un suicidio coatto, e anche lui impara a prendere commiato dal ricordo dell'innamorata alla quale non ha saputo dire addio.

Da questo punto di vista, Hiroshi e Annabel sono funzionali alla guarigione di Enoch e scompaiono quando lui è guarito. Possono dunque essere visti entrambi come finzioni terapeutiche operate dal protagonista che lo aiutano a superare la crisi.


Stile
Il film è semplice da ogni punto di vista: narrazione è lineare, numero e psicologia dei personaggi, non ci sono inquadrature estetizzanti o particolarmente ricercate. Pulito ma non asettico, tutt'altro.

La fotografia colorata accompagna la stravaganza dei personaggi, ma anche la malinconia dell’autunno.

Anche il tono del film è leggero, o per le meno mancano le scene madri, i grandi atti melodrammatici che sarebbe lecito aspettarsi da un film che tratti queste tematiche. Tutto scorre, tutto appare molto naturale. E' quello che leggero non è, verso il finale diventa sereno. Diventa serena anche la morte e la celebrazione dell'ultimo funerale. Per tuttà la durata del film, la drammaticità delle tematiche sono condite dall'umorismo dei personaggi.

Il commento musicale è un mix di Sufjan Stevens, Pink Martini and Nico e la musica originale di Danny Elfman che creano un atmosfera dolce e nostalgica e senza tempo, un po' come i vestiti anacronistici di Annabel.


La poetica di Gus van Sant
Restless è ancora un racconto della profonda sofferenza di giovani consapevoli e sensibili. Eversivi come tutti i personaggi dei film di Van Sant. Eversivi attraverso la loro dolce sessualità. Con un bisogno di affetto smisurato, come tutti i personaggi di Van Sant.

Il film è meno sperimentale di altri che trattano l'angoscia adolescenziale. La storia è narrata in modo classico, contrariamente a film come Elephant dove le digressioni liriche sono maggiori e il ritmo molto rarefatto. E Paranoid Park, in cui c'è una ricerca estetizzante per quanto riguarda alcune sequenze. E' un film delicato questo, dove invece gli altri erano potenti dal punto di vista narrativo e visivo. Il regista rinuncia a rigori formali o formalistici che già negli ultimi film erano più deboli. Van Sant è di solito anche sceneggiatore e montatore dei propri film. Qui è solo produttore, forse anche per questo, alcune cose differiscono.

La morte è una costante dei suoi film, in Gerry e Milk è una minaccia incombente, in Last Days è corteggiata, in Elephant è portata all'apoteosi, diventa un gioco destrutturante. Sono tutti film dove si sa che deve succedere. Lo spettatore è già preparato.

In Gerry il posto della morte è simboleggiato dal deserto, in Last Days dalla casa immersa nel bosco, in Elephant dai corridoi senza scampo della scuola. Qui i luoghi sono più espliciti: ospedale, cimitero, obitorio.

Altro elemento di contiguità con gli altri film del regista è l’assenza della famiglia dei protagonisti, per cui essi trovano rifugio in mentori adulti esterni o negli amici. Gli adolescente di Van Sant spesso cercano di fuggire dal mondo degli adulti rifugiandosi nel crimine, nelle droghe, nei deserti, nel sesso come abbiamo detto o nella fantasia. Contrapposizione tra la razionalità adulta e ricerca del bello e del sentimento degli adolescenti.


Eros e Thanatos
Mi sembra evidente come nel protagonista maschile si esercitino le pulsioni di amore e di morte, quel dualismo cosmico di forze teorizzato da Empedocle, filosofo greco, e ripreso da Freud nella sua Psicanalisi come pulsioni verso la vita e verso la distruzione (che si esplicitano negli scontri con la zia e nella violenza contro l'ex compagno di classe mandato all'ospedale). Questa distruzione degenera in Enoch in autodistruzione – quindi egli si definirebbe dal punto di vista psicanalitico un soggetto malato – e nella sua coazione a ripetere (i funerali), nonostante il piacere che la conoscenza di Annabel gli procura.

E' un meccanismo con il quale si cerca di arginare la nevrosi traumatica, cercando di rivivere il trauma per poterlo meglio controllare, con l'illusione di imparare a conviverci.

Quello della coazione a ripetere è un concetto che Freud ha usato per esempio per descrivere lo stato psichico dei reduci della prima guerra mondiale. E forse non è un caso che il migliore amico di Enoch sia un fantasma che il trauma di una guerra mondiale l'ha vissuto, anche se qui si tratta della seconda invece che della prima.

In realtà, oltre a questa ripetizione, Enoch cerca nel funerale anche il commiato dai propri genitori, cerca di elaborare il lutto che ha vissuto in modo ritardato, a causa del coma in cui è caduto. Di fatto amore e morte sono due forze inscindibili ed è forse anche per questo che i due personaggi sono così complementari tra loro.

Restless è una storia d'amore che proprio nella morte trova la sua ragione d'essere, la sua filosofia. E' un rimedio per poter finalmente elaborare il lutto, per Enoch, e imparare ad accomiatarsi da qualcuno che ama e riempie si significato gli ultimi mesi di vita di Annabel. I due ragazzi sono come gli scarafaggi del disegno di Annabel che traggono nutrimento dalla morte.

Nel corso del film si esercitano a morire, prendono lezioni di morte andando ai funerali, passeggiando così spesso nel cimitero e la mettono addirittura in scena, con tanta convinzione che non vogliono che l'altro rubi la scena di personaggio più sofferente.


La morte è una recita 
Durante tutto il film per Enoch che fa finta di soffrire ai funerali per i quali si maschera a lutto (cosa che in realtà lo rivela come un falso triste al funerale in cui conosce Annabel, forse perché anche lei sa tutto delle recite della morte). E' per Enoch sono recite anche quelle con l'amico inesistente morto decenni prima. E sono recite anche le sue oscillazioni sopra al fiumiciattolo, quando Hiroshi tenta di dissuaderlo dal compiere l'insano gesto. Anche il disegno con il gessetto intorno ai propri corpi è una recita della morte, ma è anche un’affermazione del proprio spazio, di sé, della propria identità che nell’età dell’adolescenza è spesso sfuggente.

Tra le critiche ricevute dal film, quella più frequente è che per essere un ragazzo attratto dalla morte Enoch ha un look curatissimo e preciso, lei non soffre ed è sempre bellissima, quando si sa che il tumore di solito distrugge il fisico del malato. Forse la recita della morte ha preso un po' troppo la mano anche al regista del film.

Altri film di allegra disperazione
I vestiti dei ragazzi mi ricordano molto la nouvelle vague francese, hanno un gusto spiccatamente anni '60 e mi fanno pensare alle storie d'amore folli di Truffaut e Godard, la melanconia e l'ansia che li pervade. Penso soprattutto a Jules e Jim in cui un lungo amore a tre, due uomini sono innamorati della stessa donna che non sa quale dei due scegliere, fino al matrimonio con uno dei due e la finale decisione di suicidarsi con l'altro. Quindi ancora amore e morte e un pizzico di follia. Un critico ha fatto notare la somiglianza del taglio di capelli con Jean Seberg di Fino all’ultimo respiro. Altra storia di amour fou.

A molti, il film ha ricordato anche Harold e Maude (Hal Ashby, 1971), storia di un'amicizia tra un bambino e una signora anziana, in cui il bambino ha tendenze suicide e si diverte a inscenare in modi sempre più stravaganti e macabri la propria morte. Anche loro si incontrano a un funerale e anche loro formano una sorta di coppia dove lui è attratto dalla morte e lei, più vicina alla morte è attratta dalla vita.

17 maggio 2012

Appunti per un saggio su 'La Talpa'


LA TALPA (titolo originale TINKER, TAYLOR, SOLDIER, SPY) è un film di spionaggio, che si dirama come un intricato giallo, tratto dal libro di John Le Carré, famoso scrittore di libri di spionaggio, nonché ex spia egli stesso.

La trama: durante la guerra fredda un ex agente segreto viene richiamato in servizio per scovare chi sia la talpa tra gli organi più alti dell'intelligence Britannica.

L'azione si svolge nelle città di Londra, Budapest, Istanbul, Parigi con vari flashback e piani temporali che si sovrappongono, anche se la storia principale è ambientata nel 1973.

Il film ha ricevuto numerosi riconoscimenti in Inghilterra e 3 nomination Oscar: sceneggiatura, protagonista, colonna sonora.

La regia è stata affidata a Tomas Alfredson, svedese, al primo film che non sia in lingua svedese, dopo il successo di Lasciami entrare: un horror vampiresco che nascondeva però una storia intima.

Il cast include molti dei migliori attori britannici: Gary Oldman nel ruolo dell'agente che conduce le indagini, Colin Firth, Mark Strong, John hurt, Toby Jones e Stephen Graham, nella maggior parte dei casi impegnati in una recitazione trattenuta ed elegante, specialmente per quanto riguarda il protagonista.

Il film costituisce un grande affresco d'epoca. Ritrae in maniera vivida e densa la Londra degli anni '70. E' a tutti gli effetti un film in costume. Nostalgico/romantico. Dettagli, giochi di fuoco e regia calibrata. Gli uffici grigi e fumosi.
Ci sono tutti gli ingredienti del nostro immaginario del film di spionaggio: la talpa, il pezzo di legno nei battenti della porta, il capo che chiede all'agente se è stato seguito o la battuta dopo la presunta uccisione di Prideaux “lo volevamo vivo”.

Il titolo originale del film deriva da una conta inglese: “tinker, taylor, soldier, sailor, rich man, poor man, beggar man, thief.” Togliendo i petali a una margherita, o quandosi mangiano frutti col nocciolo, le bambine contano i petali/noccioli dicendo queste parole. L'ultimo petalo/nocciolo corrisponde a quello che sposeranno.
Il titolo italiano denotativo, riprende il titolo italiano del libro e rimanda a un luogo comune dello spionaggio, quello del traditore, quello che passa sottobanco le informazioni al nemico. Un titolo che intriga comunque.

Se il tema fondamentale del film è quello della lealtà, la domanda che sembra porre è: quanto si è disposti a sacrificare per rimanere fedeli al proprio compito e alle persone con le quali si è condiviso? Ovvero, ribaltando la prospettiva, qual è la ragione ultima che determina le scelte di una persona?

STILE
La pellicola si caratterizza per una rara eleganza formale, una regia pulita e una cura del dettaglio che si nota in ogni aspetto della realizzazione, dalla scenografia ai costumi, alla recitazione. Tutto appare molto freddo. E distaccato. Le azioni spesso non sono mostrate, ma raccontate oppure lo spettatore arriva sulla scena come un detective che arriva quando il misfatto si è già compiuto (come nella scena in cui Ricky Tarr compare sulla scena del regolamento di conti a Istanbul).
Le inquadrature sono calibrate, lente, posate, con dolly eleganti e sinuosi. Sottolineano le geometrie degli ambienti e degli oggetti. Le riprese avvengono da lontano, anche se sono spesso molto dettagliate, ma da lontano per dare l'idea che gli attori siano come spiati. In questo senso si possono leggere anche le numerose inquadrature che realizzate filmando attraverso un vetro.

La fotografia predilige i toni del beige e del grigio, colori pastello molto tenui e neutri. In più le scene sono spesso dense di fumo, per dare come spessore e materia plastica alle immagini.

I set sono stati quasi tutti ricostruiti in un complesso militare a Londra, molto vecchio, e anche questo ha contribuito all'atmosfera del film. Elegante e senza cesura tra un momento storico e l'altro, tra i diversi tempi della narrazione è il montaggio.

Il sonoro, molto presente, enfatizza anche i rumori più piccoli, che dovrebbero essere appena percettibili, come il giradischi, il pezzo di materia grigia che cade dal muro, dopo che la ragazza dell'est è stata barbaramente uccisa.

Nella colonna sonora si ricorda la canzone della scena finale La mer che credo detenga un record di utilizzi in opere cinematografiche, specialmente nel finale: compresa versione in inglese è stata utilizzata nei seguenti film e in molti altri: Alla ricerca di Nemo, Quei bravi ragazzi, Luna di fiele, Pazzi a Beverly Hills, Black Rain, Il padre della sposa, French Kiss, Apollo 13, Austin Powers, Lo scafandro e la farfalla, Mr Bean's Holiday, L'uomo dell'anno, The Dreamers e La talpa. Qui è cantata da Julio Iglesias. Mentre il resto della colonna sonora, che sottolinea l'indeterminatezza delle situazioni mostrate, è del figlio Alberto Iglesias.
Tutta questa cura nelle inquadrature, nello stile recitativo, e in tutti i dettagli, sono stati studiati a tavolino, precedentemente alle riprese. Alfredson dice di essere un regista cui non piace inventare sul set, ma avere tutto ben pianificato.

REGISTA E CAST
Film centrali del film, oltre a quello della lealtà, sono quelli dell'amore della passione, della solitudine. Il regista afferma di aver voluto fare un tema sulla lealtà e sugli ideali, argomenti che gli sembrano di grande attualità perché sono rari.

Il film più famoso da noi è LASCIAMI ENTRARE un horror vampiresco in cui però il genere, come ora, è un alibi per raccontare le pulsioni umane più profonde, le passioni. E anche qui, più che l'intrigo in sé, l'attenzione si sofferma sul rapporto tra i personaggi (vedi la foto che la talpa conserva), le loro ansie e paure e anche i sentimenti (vedi scena aereo, insegnante con il bambino, l'accendino, il tradimento della moglie, il sicario biondo - Ricky Tarr - che si inventa la storia della talpa per salvare la donna di cui si è innamorato).
E' proprio il successo di LASCIAMI ENTRARE che ha permesso al regista di poter girare questo primo film internazionale. E lui lo ha scelto tra le molte proposte che gli sono arrivate dopo quel film. E del libro ha preso proprio questa crasi tra la vita interiore che è come soppressa e quella esteriore che si mostra fredda.

Superba l'interpretazione di Gary Oldman, scelto dopo sei mesi di ricerche di una persona che trasmettesse freddezza ed eleganza, su suggerimento di uno dei produttori. Oldman si è fatto un po' invecchiare e ha messo su qualche chilo per adattarsi meglio al personaggio del libro. Con uno sguardo, più che con le parole, lui è anche gli altri sono capaci di trasmettere le emozioni che li attraversano.

Compito ancora più arduo perché il libro era già stato adattato in una serie TV inglese che aveva riscosso molto successo e avevo fatto prendere si pensava definitivamente i tratti di Alec Guinness al protagonista Smiley. Oldman ha dovuto rivaleggiare a distanza con un mostro sacro del cinema britannico.

Lo stesso scrittore è rimasto piacevolmente colpito dalla sapienza del regista di condensare un lungo e complesso romanzo in due ore di pellicola e dall'interpretazione di Oldman che come Guinness fa trasudare la solitudine del personaggio, però in lui – dice sempre Le Carré – c'è anche una tensione, una grande forza che sembra possa esplodere da un momento all'altro. E questo penso si possa dire di tutto lo stile del film.

CRITICA
Una delle poche critiche ricevute dal film riguarda la sceneggiatura che qualcuno ha trovato poco chiara nel definire eventi e rapporti. Che in sostanza condensa troppe cose in due ore di film. Certo le informazioni che lo spettatore deve digerire sono molte, ma se non fosse stato così, il film sarebbe parso meno realistico e che identificare tutti i dettagli dell'intrigo non sia nemmeno fondamentale. La vicenda nel suo complesso è chiara e non ci sono dubbi sul ruolo dei protagonisti. Resta qualche dubbio sulle motivazioni della talpa, ma non su quelle degli altri personaggi.

La scelta di tradire dipende da ragioni estetiche afferma il personaggio di Colin Firth. Si sta parlando di donne, visto che la talpa sembra molto affascinato da questo aspetto? O di uomini? O di che cos'altro?

La talpa è uccisa dal suo migliore amico, che – si dice nel film – già fosse a conoscenza del suo tradimento. Vendetta per quello che è stato costretto a sopportare? E rassegnazione storica della talpa, nel riconoscere il diritto dell'amico a questa vendetta? O più probabilmente ha a che fare ancora con il tradimento amoroso. Perché una delle cose che il film suggerisce è l'omosessualità della talpa e l'ambivalenza non solo politica ma anche sessuale del personaggio.

Forse la risposta sta in un'altra omissione di sceneggiatura, rilevata da un altro critico: è lo scarso peso dato ai quattro sospetti e il conflitto tra Stalinismo e imperialismo capitalista che confondeva alcuni agenti segreti, che non ravvisavano che ci fosse poi tutta questa differenza.
Non sappiamo abbastanza del personaggio per capire davvero cosa voglia dire. Siamo anche noi tenuti distanti dallo stile narrativo del film.

Cambio di fuoco nella stessa inquadratura e riprese attraverso un vetro. Tutto è opaco, per questo, specie nel terzo quarto di film molte riprese avvengono attraverso un vetro, sono filtrate. A simboleggiare forse la giusta distanza che bisogna tenere dalle cose, che vanno rifocalizzate, guardate in modo nuovo e il filtro che sempre c'è quando gli eventi sono raccontati da una persona, che li racconta – a scopo di depistare o meno – secondo un punto di vista falsato, anche semplicemente perché è il suo e anche se in buona fede, non è oggettivo.

E lo spettatore al quale non viene detto tutto rimane sempre dietro un vetro, rimane a spiare un po' da lontano.

Film nostalgico sia dal punto di vista della messa in scena, sia dal punto di vista del tipo di racconto, e anche dal punto di vista dei sentimenti provati dai protagonisti. E' un film malinconico, se pensate alla flemma di molti dei personaggi, al passo lento del film, agli sguardi dei personaggi e all'atteggiamento di Gary Oldman durante tutta la pellicola. Si pensi anche alla scena in cui Oldman fa visita all'ex collega, anche lei pensionata anzitempo.

Quando si parla di film di spionaggio la prima cosa che viene in mente è James Bond. Qui siamo agli antipodi da ogni punto di vista: tecnologia, azione, età e prestanza fisica, ruolo della donna, patina, ritmo, montaggio, fotografia, numero dei personaggi, motivazioni (non avidità, ma estetica). Le scene in auto non sono inseguimenti mozzafiato, ma placide corse tormentate dalle api con lo sfondo che sembra proiettato dietro l'immagine dell'auto.

L'azione è quasi totalmente sostituita dalla parola. Il glamour dalla compostezza. La spettacolarità dal realismo. La talpa è quasi un film fuori moda, come fuori moda sono i vestiti di Smiley e la sua montatura vistosa. Dove non ci sono spiegazioni superflue e le informazioni sono tante ma spetta allo spettatore fare lo sforzo di ordinarle, come di capire quando si è svolta la scena che viene mostrata: prima o dopo di quella che nel film viene prima.

E' il trionfo della passione sulla politica e la strategia. Il personaggio di Ricky Tarr, come detto che fa partire la miccia per amore di una donna e che rinfaccia a Smiley e gi altri di essere uomini soli. Smiley che riconosce questo fatto: di aver perso una moglie, perdita simboleggiata con la perdita dell'accendino. Questo è il suo punto debole che Karla intende sfruttare, la moglie di Smiley e per questo convince Colin Firth a diventare l'amante della moglie di Smiley.

Il personaggio che alla fine si rivela la chiave o una delle chiavi della vicenda non è mai mostrata chiaramente dal film. Come nemmeno Karla, il nemico del Circus, il capo del KGB, l'altro fantasma di Smiley non è mai mostrato chiaramente.

La talpa è in questo senso metafora non solo della falla, del punto debole di una intelligence governativa che dovrebbe essere inattaccabile e inaffondabile, ma anche del punto debole che ognuno dei personaggi possiede, che ogni essere umano ha. Gli agenti segreti del film sono malinconici prigionieri delle loro missioni e del loro lavoro, che sono diventati una vita parallela che finisce per soffocare quella interiore.

Lo stesso titolo che deriva dalla scena in cui Controllo dà dei nomi in codice ai suoi colleghi fa pensare ai personaggi come alle pedine di un gioco più grande di loro, il gioco sporco della politica.

Ad ogni livello del film, dall'interpretazione degli attori, alla regia e alle atmosfere e al passo lento, si avverte una compostezza formale sotto la quale però serpeggia mal celata una tensione, una furia pronta ad esplodere e che però non esplode mai. L'unico scatto di tutto il film, è quando il braccio destro di Smiley prende a pugni Ricky Tarr. Per il resto, anche gli omicidi, avvengono con freddo calcolo che però sottende un nervosismo che è sempre presente, una passionalità che scalpita dietro un recinto molto alto.