30 marzo 2012

Fermare la TEM

Si è aperto un nuovo fronte nella battaglia per la sovranità territoriale e per lo stop al consumo di risorse economiche e ambientali. Dopo la battaglia #NoTav comincia la battaglia #NoTem contro la costruzione della Tangenziale Esterna di Milano che minaccia di distruggere le poche aree verdi rimaste nella zona del Naviglio Martesana.

Per l'edizione odierna di Vimerdì vi presento il video racconto della giornata di protesta del 18 marzo scorso.

29 marzo 2012

E i nostri bisogni?

Secondo molti, questo tizio (Peter Joseph, regista della serie di documentari Zeitgeist) non è altro che un fanatico radicale e che le sue teorie sono puramente (o spuriamente) parascientifiche.

Io penso invece che ci sia più verità in una sua frase che in tutte le dichiarazioni pubbliche di uno dei nostri politici.

Vi invito a riflettere, per esempio, sui costi della nostra giustizia, in cui punire con la prigione un reato ci costa immensamente più del reato stesso. O della libertà di esprimere e far valere la voce delle fasce meno abbienti della popolazione nella nostra cosiddetta democrazia. Sulla reale entità di questa crisi economica e le sue reali soluzioni.


27 marzo 2012

Poesia Presente 2012: Alessandra Racca

L'ultimo appuntamento con lo Slam Poetry di quest'anno, organizzato al Teatro Binario 7 di Monza da Poesia Presente, è dedicato ad Alessandra Racca con una poesia che coglie in pieno lo spirito dello Slam Poetry e tratta in modo attuale del tema della maternità.

26 marzo 2012

Poesia Presente 2012: Stefano Rampini

Oggi continua il resoconto dello Slamp Poetry di Poesia Presente continua con la poesia politica di Stefano Raspini. Il componimento che lo stesso autore legge parla della lentezza della giustizia e si intitola "Silvio".

21 marzo 2012

Addio Tonino, poeta e artista

Oggi è la Giornata Mondiale della Poesia e proprio oggi ci ha lasciati un grande uomo, prima ancora che poeta: Tonino Guerra.

Un artista che ammiro molto e che ho iniziato ad apprezzare per avere scritto molte delle sceneggiature di Michelangelo Antonioni, che che per molto tempo è stato il mio regista preferito e attraverso il cui sguardo ho imparato ad amare il cinema.

Voglio ricordare lui e il suo anticonformismo proprio con una clip tratta da un film di Antonioni che cono Tonino Guerra ha firmato la sceneggiatura. Una delle clip più famose del film e che comincia con una delle battute più famose (e più controverse) scritte da Guerra.

14 marzo 2012

Poesia Presente 2012: Mario Bertasa

Oggi tocca a una poesia di Mario Bertasa. letta sempre sul palco del Teatro Binario 7 di Monza in occasione della manifestazione Poesia Presente 2012.

13 marzo 2012

Dina Basso a Poesia Presente 2012

Oggi, come promesso, vi presento il secondo video tratto dalla serata di Slam Poetry tenutasi all'interno della manifestazione Pesia Presente di quest'anno: una poesia di Dina Basso che legge in dialetto catanese.




Quannu caminu pianu
e restu arreri
nun m'addumanni mai
suddu sugnu stanca,
suddu è a bborsa ca pisa,
o suddu su i scarpi ca
m'astruppiunu.
Tu 'ntantu vai
e camini avanti,
supra di jammi ca parunu
'n cumpassu,
fai u spertu sulu picchì si
cchiù gghiautu,
cchiù beddu,
e nascisti macari
masculu.
Ma lassa perdiri,
camina avanti,
futtitinni,
ca tantu suddu t'addumannu
"unni stamu iennu"
tu nun nu sai mai,
e o davanti
o d'arreri
sugnu sempri ju
ca fazzu strata.

12 marzo 2012

Poesia Presente 2012

Potrei ripetere quasi parola per parola il post di due anni fa, ma mi accontenterò di ribadire quanto la buona poesia possa essere giocosa e avvincente grazie al poetry slam

Come ogni anno in questo periodo al Teatro Binario 7 di Monza, Poesia Presente organizza una tre giorni dedicata alla poesia che si conclude con una sfida di poetry slam in cui una giuria di 5 persone scelte a caso tra il pubblico, ha valutato composizione e interpretazione di alcuni giovani poeti italiani. Quest'anno il tema era quello della lentezza.

Vi propongo oggi il video di uno dei componimenti del vincitore dell'edizione 2012 Pippz. Che verrà seguito nei prossimi giorni dai video degli altri poeti partecipanti.


07 marzo 2012

Le storie che invento non le so raccontare

Un giallo con false ricostruzione, sovversione dell'ordine temporale degli eventi, azioni mostrate al contario, allucinazioni e confusione mentale, punto di vista di un personaggio principale non affidabile.

Un cortometraggio ben costruito e degno del miglior Christopher Nolan. Un cortometraggio che chiama in gioco le inferenze dello spettatore e lo costringe a giocare al gioco della narrazione per immagini. Poche parole. Una musichetta dolce solo in apparenza e che diventa ossessiva.

Le storie che invento non le so raccontare di Francesco Lettieri (anche protagonista) è un (capo)lavoro che meriterebbe un'attenta analisi. Magari un giorno gli dechideremo anche quel tempo.

04 marzo 2012

This Is (still) England



Il film di Shane Meadows porta il titolo di una canzone dei Clash del 1985 che era un grido di dolore nei confronti della società inglese sotto la Thatcher e conteneva riferimenti al mondo delle fabbriche. La vicenda del film è di un paio d'anni precedente. E' ambientata nelle Midlands inglesi al tempo in cui il Regno Unito era impegnato nella guerra delle Falklands/Malvinas, in una stagione che ha visto in Occidente forse la più grande spinta liberista e sotto un Premier che negava l'esistenza stessa di una società.

Di tutto questo mondo il film sceglie di raccontare una storia piccola e semplice, quella di un ragazzino solitario che viene accolto da una banda di giovani skinhead e segue la loro parabola di crescente violenza.
This Is England è un film drammatico, duro, realizzato con pochi soldi, ma totalmente onesto. Il suo tema principale è quello dell'identità culturale di una nazione. Ma molti altri e importanti sono quelli toccati: amicizia, odio, razzismo, identità culturale, famiglia, rapporto con i genitori, adolescenza, politica, morte, tradimento.

E' ambientato in un non meglio specificata cittadina delle Midlands, nell'Inghlterra centrale, a poca distanza dal mare, ma è stato girato a Nottingham. Lo stile scarno del film rispecchia la sua ambientazione negli strati più bassi della società e il suo approccio realista nei confronti della storia. Nella fotografia risalta il grigiore dei sobborghi inglesi.

Il film è stato realizzato nel 2006, ma distribuito in Italia solo l'estate scorsa (anche se era stato presentato nel 2006 al Roma Film Fest, dove aveva vinto il Premio della giuria). Si basa sulle esperienze dirette del regista, autore anche della sceneggiatura. Shane Meadows (1972, Uttoxeter, Inghilterra Centrale) ha girato diversi altri film sulla condizione giovanile inglese, su gruppi di sbandati e sulla violenza, come 24/7 e A Room for Romeo Brass. La sua poetica è sempre stata quella della working class, un po' come sempre in Inghilterra fa il suo più illustre collega Ken Loach e come lui è autore di un cinema politicamente impegnato.

IL CAST
Il protagonista Thomas Turgoose non aveva formazione attoriale ed è alla prima prova di attore. Il ragazzino ha fatto colpo sul regista perché per partecipare al secondo provino ha chiesto dei soldi. Ed è stato scelto per il background di disagio che anche lui aveva. Ha tre fratelli e viveva con uno di loro con la madre malata di cancro e morta quando il film non era ancora uscito nelle sale. Il film è a lei dedicato. 

Dietro il film c'è quindi una piccola fiaba e cioè quella di questo ragazzo che da violento e sbandato pare essere stato salvato dal cinema e ora, dopo la morte della madre, è tornato a vivere con il padre e gli altri fratelli. Adesso intende continuare a fare l'attore e ha preso parte a un altro film diretto da Meadows e a una serie TV.

Al fianco del ragazzo ci sono attori con qualche esperienza professionale, ma al primo lungometraggio, altri (Andrew Shim che interpreta Milky e Vicky McClure, Lol nel film), che hanno esordito in un altro film di Meadows e veri professionisti. Tra questi ultimi Stephen Graham che il cinema l'ha recitato ad altro livello, per esempio in Gangs of New York di Martin Scorsese e in I pirati dei Caraibi.

Tutti, nessuno escluso, forniscono prove eccellenti e con i loro volti, forti ed espressivi, rendono la vicenda molto credibile.

GLI SKINHEADS
This Is England deriva in gran parte dalle esperienze personali del regista, che da ragazzo ha avuto un periodo da piccolo teppista ed è stato “adottato” da una banda di skinhead dalla quale si è allontanato dopo essere stato disgustato da un pestaggio compiuto da uno di loro in modo gratuito, per il divertimento della banda.

Meadows ricorda l'appeal che queste bande esercitavano sui più giovani, non c'era niente di politico o ideologico, era più che altro il fatto di sentirsi sicuri e rispettati dagli altri, bisogno di essere accettati.Gli Skinhead non erano inizialmente razzisti, ma anzi erano una comunità multiculturale e ascoltavano musica reggae, soul e ska: tutt'altro che musica violenta.

La musica scelta per la colonna sonora del film è quella che ascoltavano gli skinhead a quel tempo e completata dalle note di Ludovico Einaudi nei momenti di respiro della narrazione e per sfumare scene troppo lunghe e aprire momenti di riflessione su di esse, con la musica che copre piano piano le parole, che sono meno importanti delle espressioni dei protagonisti.
 
L'estrazione sociale degli skinhead era la working class, la classe operaia. Il movimento è nato sul finire degli anni '60 e si è sviluppata nei quartieri degradati e aveva una connotazione sociale e non politica. Gli skinhead si atteggiavano da duri nel taglio dei capelli e nei vestiti (jeans bretelle e uno scimmiottamento del gangster classico), ma testa rasata e stivali (Dottor Martens) non erano una divisa da combattimento: derivavano dai loro lavori umili e dagli ambienti malsani nei quali si svolgevano. Tra gli skinhead vi erano anche immigrati. 

Poi con il crescere del sentimento nazionalista e la contrapposizione delle classi, parte degli Skinhead rimasero affascinati delle politiche del National Front.
Era facile in condizioni di tale degrado, senza punti di riferimento forte, addossare le responsabilità agli immigrati che a quel tempo erano, soprattutto nei piccoli centri, una piccola minoranza. I più deboli sono diventati il nemico.
Successivamente c'è stata la semplificazione mediatica che ha associato gli skinhead esclusivamente all'estrema destra storpiandone il nome in naziskin. Componente che sicuramente c'è stata, insieme però ad altre declinazioni come gli Skinheads antirazzisti, comunisti, apolitici, anarchici e così via.

LE CITAZIONI
Due sono le citazioni che ho ravvisato: molto belle e significative. In alcune immagini il film ricorda limpidamente Arancia Meccanica con i ragazzi che camminano al ralenti vicino a bacino d'acqua. Il parallelismo va anche alla violenza che entrambi i gruppi si apprestano a perpetrare. Anche se era molto più profonda e disturbante quella del film di Kubrick, quella era “ultraviolenza”, appunto. 

L'inquadratura finale ricorda invece I 400 colpi di Truffaut, in cui il protagonista è sempre un ragazzo "in fuga" che nel suo vagare finisce in riva a al mare. Il film del maestro della nouvelle vague terminava con un fermo immagine del primo piano del ragazzo che si girava e guardava, come qui, nell'obbiettivo della mdp. Della nouvelle vague This Is England riprende la vitalità del filmare, in opposizione a uno stile ricercato. Film asciutto, duro e sporco, come sporchi sono i sobborghi in cui è ambientato, non è un film sugli skinhead, ma è un film sui giovani, e sui loro sbandamenti identitari. 

IDENTITA' SMARRITA
La domanda fondamentale del film è che cosa sia l'Inghilterra oggi. Nonostante la vicenda si svolga nel giro di poche settimane, durante le vacanze estive del 1983, il film si intitola This IS England e non WAS, perché la storia di un Paese è parte integrante della sua identità, e perché cambiati i vestiti, le acconciature, cambiati i governi e le guerre (Iraq o Afghanistan o tra qualche anno chissà se Iran o cos'altro al posto delle Falklands del film) c'è sempre quella crisi di identità culturale, quel vuoto di valori, quel disagio nelle fasce più deboli della popolazione. Perché quel rischio populistico di stemperare le tensioni in una guerra tra poveri c'è ancora e che si basa sul bisogno di un nemico per costruire la propria identità.
 
Il ragazzo di origine giamaicana viene ridotto in fin di vita (questo è lecito supporre dalle parole pronunciate dalla madre di Shaun al termine del film) non per il colore della sua pelle, ma perché ha un'identità che gli deriva da un tessuto sociale che il suo aggressore non possiede. Ha una cultura di riferimento, ha una famiglia e un padre amoroso che che il suo aggressore non possiede. E' assalito dall'invidia che si trasforma in un lungo momento di odio. Uno scatto brutale di cui Combo si pente, anche se ormai è troppo tardi.
Il razzismo è quindi dipinto dal film come un prodotto dell'invidia di un'identità culturale. This is England ridesta qualche preoccupazione su quello che la nostra società sta rischiando per inseguire un benessere materiale e sacrificando valori e pratiche di vita che invece tengono insieme una società.
Il tema è universale. Il film racconta una storia che sarebbe potuta essere ambientata ovunque. Nel farlo traccia un parallelismo tra quello che il falso patriottismo produce sul suolo nazionale e quello che produce su grande scale a livello internazionale: aggressioni xenofobe da una parte e dall'altra una guerra assurda quella delle Falklands che ha causato un migliaio di morti, per due terzi tra le fila argentine, il cui unico scopo era far riconquistare (come in effetti è stato) un po' do consenso all'allora primo ministro Thatcher. I costi della cui politica liberista sono caduti sulle classi proletarie.

L'EROE E L'ANTIEROE
Si può dire che il film ripercorra in qualche modo la strutture così detta del viaggio dell'eroe. In cui il protagonista parte da casa per vivere un'avventura (di solito in un mondo fantastico, dove incontra minacce e difficoltà) e poi ritorna a casa con delle consapevolezze maggiori. In questo caso Shaun parte dalla propria solitudine di ragazzo senza amici e senza un padre e con una madre che non riesce a occuparsi di lui, per entrare in questa banda. Al termine del viaggio, lo vediamo solo negli stessi luoghi dell'inizio del film, probabilmente consapevole che è meglio essere soli che perdere il diritto alla solitudine.
Questo va detto ricordando che tutti i segni distintivi cui gli adepti sono costretti ad assumere (vestiti, tatuaggi, capigliatura...) sono modi per estendere il controllo del capo anche quando il capo non c'è, sono segni di appartenenza al gruppo anche quando si è da soli perché si è comunque riconoscibili anche dagli esterni come parte di quel gruppo.
Vale la pena spendere due parole anche su Combo. Il film non lo condanna, come non condanna nessuno dei suoi personaggi. Combo è un uomo in fondo fragilissimo, che probabilmente ha alle spalle una situazione familiare difficile almeno quanto quella di Shaun e dal punto di vista sentimentale è sprovveduto, non riesce a dare il giusto peso ai propri sentimenti e male interpreta quelli degli altri.

Il film è anche il racconto del bisogno che si ha di avere una guida. E molti trovano in Combo una guida, il protagonista vi vede anche un padre, il sostituto del padre deceduto e che gli manca molto. E Combo a sua volta vede nei leader locali del partito la sua guida. Ma ha anche bisogno di sentirsi una guida per qualcuno, di essere un buon esempio, di essere utile.

IL 'TOPOS' DELLA BANDIERA
La protagoinista dell'ultima sequenza è la bandiera inglese. Ci troviamo di fronte a una sorta di topos, un luogo comune un po' retorico. Con cui si rappresenta tutto il disgusto del ragazzo per un Paese ingiusto che gli ha ucciso il padre e sotto il cui simbolo è morto anche un amico. E' una figura abbastanza ricorrente quella di usare la bandiere nazionale per descrivere la frustrazione nei confronti di una comunità, in particolare la scena fa pensare al finale di Nella valle di Elah in cui Tommy Lee Jones appende al contrario una bandiera americana, dopo che all'inizio del film aveva spiegato che significava una richiesta d'aiuto per un grosso pericolo. Anche lì, sullo sfondo, c'era la morte di un familiare, in questo caso un figlio, e il racconto mostrava l'indagine del padre, per sapere come effettivamente fosse morto. Quindi una vicenda da questo punto di vista speculare a quella di This Is England.

Gettando la bandiera in mare, il piccolo Shaun si libera del patriottismo malato per il quale è morto suo padre e ha rischiato di perdere un amico.