16 aprile 2010

La prima cosa bella. Recensione in 3 parole

Non ricordo più dove ma ricordo di un'idea di premiare le migliori recensioni cinematografiche in sole 3 parole. L'esempio citato era "Benjamin snooze Button", che con un gioco di parole fa riferimento alla sonnolenza provocata dal film.

Tento anch'io oggi la mia prima recensione in tre parole.

La prima cosa bella: i credits finali.

E va bene, questa era facile.

La prima cosa bella di Paolo "Virzina" è la storia insulsa di una sciacquetta, in cui attori romani (Valerio Mastandrea e Claudia Pandolfi) si sforzano di parlare con accento toscano. Meglio ancora di quanto accade in Io sono l'amore, altro orrendo film in cui Edoardo Gabriellini, l'eroe di Ovosodo, toscano, parla con il suo accento natale ma ha origini liguri.

A proposito di Ovosodo, quello che rimane personalmente il migliore film di Virzì (vedasi qui) mostra un'interessante affinità con l'ultima fatica del regista livornese. Il protagonista, in luogo dell'ovo sodo che non va né su né giù, ha nel petto un vuoto... Che sia un segnale da interpretare anche in riferimento alla vena creativa del Virzì?

Se volete sentire però un'altra campana su Virzì, leggete il libro, fresco di stampa, My Name is Virzì, di Alessio Accardo e Gabriele Acerbo, Le Mani, Recco, pag 336, Euro 16.

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