Nella maggior parte dei Paesi del mondo non sarebbe successo. Ma da noi è diverso.
E' di poche ore fa la notizia che il tribunale di Milano ha condannato a sei mesi tre dirigienti di Google, proprietaria di YouTube, per avere permesso la diffusione di un filmato in cui un ragazzo autistico veniva seviziato da alcuni compagni.
E' ovvio che la sentenza del tribunale va letta nell'ottica del sempre maggiore controllo della libertà della rete da perte delle Istituzioni italiane.
YouTube è stato solo il mezzo che ha portato a conoscenza il fatto e, come si dice nel blog di Beppe Grillo, la sentenza dimostra che non costituiscono reato le percosse inflitte al ragazzo autistico, ma la violazione della privacy di chi ha commesso la violenza.
Le violenze e le sopraffazioni continuino, ma perché continuino è necessario che i responsabili non possano essere sputtanati. E il discorso si estente a tutti i livelli della società, fino agli imprenditori del malaffare e fino ai politici marci.
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