07 febbraio 2010

I limiti di Oldboy

Stimolato dalle continue lodi che sento nei confronti di questo film sud-coreano, ho deciso di farne una recensione che spieghi perché pur essendo un film degno di nota, mi abbia per alcuni versi molto infastidito.

Premessa: Edipo.
Edipo, nella mitologia greca, è il re di Tebe, figlio di Laio e di Giocasta. Avendo un oracolo predetto che la sua nascita avrebbe causato eventi funesti per il regno di Laio, questi lo condanna a morire. Abbandonato, è salvato da un pastore e portato a Corinto. Ritornato a Tebe uccide un viandante. Il viandante era Laio, suo padre che egli non conosceva. A Tebe Edipo scioglie l'enigma della Sfinge e, ridata libertà alla città, sposa la regina vedova Giocasta. Edipo giace incestuosamente con la madre senza sapere di chi si tratti. Gli dei tuttavia non gli perdonano queste scelte per cui su Tebe cadono tante sventure dalle quali Edipo vorrebbe una spiegazione. Quando i due coniugi conoscono la realtà lei per vergogna si impicca; Edipo si acceca.

Oldboy è un film francamente eccessivo nell'esibizione della violenza, nella rappresentazione dello stato d'animo del protagonista (la sua crisi epilettica ha effetto sull'illuminazione del palazzo). La voce over del protagonista è un elemento difficilmente sostituibile in questo film ma continuo a credere che ci siano modi migliori per rendere un'idea.

Dae-su racconta la propria storia all'uomo con il barboncino che vuole suicidarsi, ne ha sollievo, è stato da solo 15 anni e il primo essere umano che vede lo accarezza si fa accarezzare, al momento di ricambiare il favore lascia che l'uomo si suicidi. Certo è giustificabile dal punto di vista della psicologia del personaggio ma è moralmente discutibile.

Nel bene e nel male, il film somiglia molto a un videogioco: le immagini di monitor sono molte e rimandano ai videogiochi; le scene di combattimento assomigliano a quelle di un videogioco, specie quella nel corridoio che dichiara la sua stessa finzione (il corridoio è mostrato da molto più lontano di quando lo spazio possa permettere) e l'inquadratura ricalca il punto di osservazione dei videogiochi di 10-15 anni fa, con l'eroe che si muove orizzontalmente sconfiggendo un nemico dopo l'altro. E poi sconfigge a mani nude da solo non so quante decide di persone che lo attaccano con bastoni, come Bud Spencer (salvo che di un film con Bud Spencer nessun professorone si sogni di dire che è un capolavoro). Questo è eccessivo, al limite dell'insensato. Da videogioco sono anche altre scene con effetti grafici come la linea trattegggiata che va dal martello alla testa di un uomo che Dae-su minaccia di colpire.

Dopo un esilio, il protagonista torna alla sua città come Edipo. Ama una parente molto stretta non sapendo di chi si tratta in realtà, come Edipo. Come Edipo deve sciogliere un enigma: perché è stato imprigionato e da chi?

Il personaggio che sta dietro a tutta la storia, che sta cercando di incastrare Dae-su
, scopriremo assieme al protagonista, è ance'egli responsabile di un incesto. Sua sorella, la persona violata, si uccide proprio come Giocasta. Woo-jin non si uccide, ma è l'Edipo "vero", Dae-su, quello che ama la propria filgia (qui al posto della madre), a tagliarsi la lingua, a privarsi di un senso come il personaggio mitologico.

Gira intorno all'incesto anche la barzelletta che Dae-su sta per raccontare alla ragazza nel lungo flashback rivelatore "Un padre e una figlia vanno in un bagno pubblico e si spogliano..." Lo stesso flashback, chiediamo per inciso, era proprio necessario? Non c'era un modo più orginale ed efficace per venirne a conoscenza?

Ottenuta la propria vendetta, a Woo-jin non resta che morire. Per il dolore Dae-su si taglia la lingua, e la sua vendetta non può dirsi compiuta, perché mentre voleva uccidere chi lo ha improgionato, non può godere della sua morte che quello anzi si è autoimposta.

Il tutto è condito dal tema dell'ipnosi, un ingrediente che non serviva alla narrazione, per niente! La sola cosa che fa è rendere il tutto ancora più irreale.

Il finale, non è facilmente decifrabile, ma io lo interpreto così. Dae-su si dimostra molto più debole di Woo-jin. Rinuncia attraverso l'ipnosi alla verità e preferisce vivere nella menzogna per continuare ad amare incestuosamente la figlia, piuttosto che accettare la realtà. E questo è moralmente poco accettabile. E l'ultimo sorriso che si trasforma in un ghigno sofferente? E' il sorriso di un uomo che ritrova la speranza e l'amore o quello di una persona maligna che sa e fa finta di non sapere?

Mi sono concentrato sugli aspetti negativi perché mi ero ripromesso di argomentare la mia insoddisfazione nei confronti della pellicola. Cionostante si tratta di un film interessante, fotografato in maniera non ordinaria, che non lascia indifferenti, per questo il mio voto è

in decimi: 6
in stellette: ***
in distanza per raggiungere il cinema: 30 km (o 12 minuti a piedi)



Eccovi la scena del combattimento nel corridoio
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