Ci sono molti modi per valutare un film. Uno è descriverne lo stile e apprezzarne l’originalità, gli elementi di novità, la coerenza, scelte di inquadrature e movimenti di macchina arditi e funzionali allo stesso tempo.
Un altro modo per valutare un film è morale: il film sembra farsi promotore di principi etici che noi condividiamo, oppure offende la vostra sensibilità. A volte, ogni altro aspetto del film può passare in secondo piano. Ricordo che il quotidiano cattolico L’eco di Bergamo giudicò inaccettabile il film di Bellocchio L’ora di religione, essenzialmente perché uno dei personaggi urla una bestemmia.
Si può valutare un film a seconda del grado di intrattenimento che offre. Se è brillante, se è spiritoso, se è pieno di effetti, se fa salire l’adrenalina è un buon film. Se deprime, se è lento o lungo, un brutto film. Altri ritengono un film di valore quello che risponda alle domande che lo spettatore pone.
Si può apprezzare un film perché tocca una tematica cara o perché un attore che stimiamo rende egregiamente in un ruolo.
Sono molti i criteri, a volte esclusivi, per giudicare un film. I critici votano in stellette o pallini, alcuni valutano le pellicole in distanze.
In un forum online di cinema, qualcuno aveva proposto di misurare la bontà di una pellicola in kilometri che si sarebbe stati disposti a percorrere per poterlo vedere. L’escamotage teneva conto delle difficoltà che per riuscire a vedere un film interessante, non inserito nei circuiti mainstream. Specie se non si abita in una grande città e viste le chiusure a ripetizione di sale cinematografiche, si è costretti a spostarsi molto dal proprio domicilio, anche diverse decine di kilometri, per raggiungere un cinema che programmi lavori particolari.
Maggiore la distanza che valga la pena coprire per riuscire a vedere il film, maggiore il pregio del film. E’ un criterio soggettivo, benché numerico, ma non meno soggettivo di qualsiasi altro.
Personalmente, quando giudico un film, lo ascrivo alla categoria del capolavoro quando mi cambia la vita.
Nessun film, ho sentito dire, cambia la vita. Anche questo è un criterio soggettivo: a me alcuni film la vita l’hanno cambiata. Sarà che mi occupo di cinema ed è quindi più facile, ma in qualche modo molti film possono avere un certo impatto sui nostri gusti, sui nostri pensieri e addirittura sulle nostre azioni, per sempre.
Farò un solo esempio. Ho iniziato a vedere la prima volta Memento che ero già sotto le coperte e abbastanza sonnolento. Temevo che mi sarei addormentato con le schermo che ancora mandava immagini del film e che l’avrei dovuto rivedere per sapere come sarebbe finita la storia. E invece…
Dopo le prime sequenze il sonno era sparito completamente. Seguivo la vicenda avido di sapere. Confuso e rabbioso come il protagonista, volevo capire cosa stesse succedendo. Come lui vedevo accader(mi) delle cose che non riuscivo a controllare.
Alla fine del film, non solo ero più sveglio che mai, ma ero anche eccitato, esaltato probabilmente. E ottimista: se un film così può essere concepito e realizzato, allora c’è speranza per l’essere umano!
Memento è stato oggetto di molte altre visioni, di letture, di analisi, di ricerche. E’ finito anche nella mia tesi di dottorato in un intero capito dedicato al lavoro di Christopher Nolan.
Memento è solo un film. Ma un film che ha cambiato di sicuro la vita del suo autore, ora quotato regista a Hollywood. In piccolo, ha però decisamente cambiato anche la mia esistenza. Anche se non fosse stato oggetto di studio da parte mia, l’esperienza cognitiva di quel film avrebbe comunque condizionato, seppure magari in forma microscopica, molti ambiti della mia vita, così come fa ogni esperienza vissuta.
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