Ho appena finito di guardare The pervert's guide to cinema. Una lettura di 100 anni di cinema secondo l'ottica della psicoanalisi, segnatamente freudiana.
Una sorta di lezione magistrale di due ore e mezzo di uno studioso, che ha più dell'energico  boscaiolo che del professore. 
Grande  pregio del film sta nel potere comunicativo e nella presenza "scenica"  di questo insolito critico cinematografico. La "lezione" è tenuta in un inglese imperfetto e dal forte  accento slavo e con una esse blesa molto pronunciata. Se a ciò si  aggiunge un faccione coronato da una grande barba e due occhietti  ravvicinati e leggermente strabici che guardano in macchia o leggermente  a sinistra rispetto al punto di vista dello spettatore (legge un  copione o semplicemente cerca concentrazione?) si può evincere la  straordinaria simpatia di un personaggio che mette passione nel suo  racconto e veste i panni, per brevi inquadrature, dei protagonisti dei  film che analizza. Zizek parla infatti da luoghi in cui è stata ricostruita piuttosto  fedelmente lo scenario cinematografico.
Il critico, che nella realtà è l'importante filosofo e psicanalista  Slavoj Zizek, si  esprime chiaramente in una lingua che non è la sua lingua madre e questo  sembra costituire un ostacolo alla sua dissertazione che richiede  ancora una maggiore forza espositiva e un maggior impeto. Si crea un discorrere  cadenzato, quasi come se a ogni parola egli dovesse, contro la sua volontà,  sostare per una frazione di secondo e cercare la parola giusta. Questo  rende più potente e più appassionata la sua comunicazione.
Il film costituisce un ottimo esercizio e un ottimo ripasso per gli appassionati di  storia del cinema, ma offre a tutti spunti di riflessione sulla natura  del nostro interesse verso questa arte e sulla natura stessa del cinema  come illustrazione del nostro desiderio. 
Alcuni esempi. Secondo Zizek, lo spettatore va al cinema per vedere  la vita come da una fessura, in una parete dietro alla quale si è nascosto. ll riferimento corre alla  notoria teoria dell'arte cinematografica come  atitvità voyeuristica per  eccellenza. Ma questo è quello che succede abitualmente: forse guardiamo  sempre la vita dalla fessura, da quel piccolo buco, che è la nostra  pupilla. Lo schermo cinematografico, inoltre, funziona come un gabinetto  guasto o otturato, che, invece di inghiottire gli escrementi, i rifiuti  del nostro organismo e mandarli in un mondo sotterraneo, li riporta  alla nostra vista e fa emergere, per così dire, il "rimosso".
A nulla serve sapere che il cinema è finzione, anzi è proprio sapere  che stiamo esercitando la nostra fantasia ci permette un coinvolgimento  emotivo, ci permette di essere chi siamo veramente. Se vogliamo cercare  la  realtà, dobbiamo cercarla nella finzione cinematografica.
Trovo divertente, ancora prima che sorprendente, che io sia giunto a  conclusioni simili nella mia tesi di dottorato, muovendo però da  presupposti completamente diversi e facendomi guidare dalle teorie  cognitiviste e dalla critica  reader-oriented.
analisi, recensioni, visioni, illuminazioni, cinema, film, video, corti, ecologia, politica...
24 ottobre 2011
09 ottobre 2011
Parsimonia e libertà
Chi ha rubato i nostri sogni? Chi ci ha ridotti in schiavitù?
Bisogna scegliere: parsimonia e libertà oppure ricchezza e schiavitù? Hanno scelto per noi e hanno scelto male. Ma forse si può ancora tornare indietro.
In questo secondo post sulla schivitù finanziaria, vi segnalo un film di animazione che spiega come nel corso della Storia la realizzazione delle bache centrali negli Stati a regime capitalista abbiano sottratto potere ai cittadini e ai Governi che questi eleggono.
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08 ottobre 2011
Paesi schiavi
U. Galimberti spiega il vero volto del capitalismo, che ora sta mostrando il suo vero volto e il suo vero scopo: la resa in schiavitù di centinaia di milioni di persone e di interi Stati.
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