09 novembre 2010

Promesse in Medio Oriente

Qualche giorno fa mi è capitato per caso di vedere Promesse di Carlos Bolado, B.Z. Goldberg e Justin Shapiro. Si tratta di un documentario del 2001 girato a Gerusalemme e nei territori occupati a poca distanza dalla capitale israeliana dal punto di vista di un ebreo americano, nato in medio oriente che torna a esplorare le sue terre natali e a cercare risposte sull'annosa e complicata questione.

Il film intreccia le interviste e qualche scampolo di vita quotidiana di 7 bambini intorno ai 10 anni.
L'opera non è di particolare pregio realizzativo, la qualità della fotografia e del montggio lasciano a desiderare, ma a mano a mano che il discorso prende forma, assume un notevole interesse.

Tralascio la descrizione della durezza della vita di molti di loro e il tema della perdita dell'innocenza e molti altri motivi di interesse politico, storico ed etnografico del film (che spero abbiate voglia di scoprire guardandolo) per concentrami sulle prospettive finali che i ragazzi assumono.
Alla fine del film, il narratore riesce a fare incontrare due gemelli ebrei, di famiglia non credente, con alcuni ragazzi palestinesi che vivono.

Il film si chiude con una breve intervista ai protagonisti due anni dopo l'incontro. Alcuni di loro attraversano la pubertà e la loro fisionomia è in parte mutata.
I ragazzi palestinesi dei campi profughi sembrano i più aperti alla possibilità di nuovi incontri. I ragazzi ebrei non credenti dicono di avere altro a cui pensare. Il ragazzo palestinese che vive a Gerusalemme è possibilista nella soluzione al conflitto ma non è interessato a conoscere personalmente ragazzi ebrei. Il ragazzo che frequenta la scuola coranica e l'ebreo che vive in una colonia completamente recintata e circondata da villaggi palestinesi sperano nella pace, ma non sono disposti a muovere un dito per promuoverla e sono convinti che non sia un loro compito.

Mi complisce soprattutto il fatto che siano i più sfortunati ad essere stati segnati, mentre i più abbienti, benché non ricchi, siano soddisfatti della loro posizione e rimangano chiusi nei loro probemi quotidiani.
Ne emerge con forza che l'indifferenza e il pregiudizio siano i principali nemici con i quali queste popolazioni devono combattere.






E intanto è arrivata in rete la portesta degli Shministim, giovani israeliani che si rifiutano di prestare servizio nell'esercito del loro paese che occupa territori palestinesi. Se volete aiutarli queto è il link alla petizione.

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