21 dicembre 2012

La fine è vicina

21.12.12

La fine è vicina.

Il mondo sta per morire.

Come ogni anni del resto.

Verso la fine dell'anno, tutti gli anni infatti ci stringiamo a parenti e amici, prima ai parenti e poi agli amici. Prima le coccole e poi il brindisi liberatorio.

Come tutti gli anni, anche quest'anno, crisi permettendo, ci lanceremo in orge affettive e soprattutto culinarie, come si conviene a una fine del mondo. Uccideremo a suon di botti il mondo vecchio e come ogni anno, il primo di gennaio, un mondo nuovo sarà rinato nella consueta calma postapocalittica.

All is quiet on New Year's Day
A world in white gets underway
I want to be with you
Be with you night and day
Nothing changes on New Year's Day 
On New Year's Day

I will be with you again

Under a blood-red sky
A crowd has gathered in black and white
Arms entwined, the chosen few
The newspaper says, says
Say it's true, it's true
And we can break through
Though torn in two, we can be one 

I, I will begin again

Oh and maybe the time is right
Oh maybe tonight 

I will be with you again

And so we are told this is the golden age
And gold is the reason for the wars we wage
Though I want to be with you
Be with you night and day
Nothing changes on New Year's Day 
On New Year's Day



15 ottobre 2012

Mean Creek: Goonies virati al dramma



Una gita in barca per dare una lezione, uno scherzo che, prevedibilmente, si trasforma in tragedia. I giovani attori - capitanati da un piccolo talento della stirpe dei Culkin, Rory - recitano molto bene e sono all'altezza dei dubbi e delle tensioni che la situazione genera. Ma la sceneggiatura non presenta tratti di originalità.

All'inizio di Mean Creek, ci sono immagini la cui atmosfera fa balenare nella mente la sospensione di Un tranquillo week-end di paura, ma più singolare l'affinità con i film spielberghiani E.T. e soprattutto I Goonies. C'è il fratello spaccone che però si rivela meno stupido di quello che pare. C'è la ragazza che bacia il protagonista. C'è l'amico del fratello maggiore. C'è il cicciottello simpatico, ma qui più che essere veramente simpatico, cerca di farlo con pessimi risultati e le sue battute sono oltremodo indigeste. Ma il ciccione del quale il gruppo di amici si vuole vendicare assomiglia a Sloth, il gigante deforme che sembra cattivo, ma che si scopre di un'umanità imprevista.

L'evoluzione dei personaggi è sicuramente più interessante che in questi nei modelli avventurosi e comici, ma neanche questa brilla per originalità.

04 ottobre 2012

Rifondare la nostra economia

A cosa si deve la crescente destabilizzazione sociale alla quale stiamo assistendo?

L'economia dovrebbe essere ripensata per evitre ogni tipo di spreco: obsolescenza, competizione e squilibri nella divisione delle risorse.

L'interesse personale deve diventare l'interesse sociale. Questa è l'unica soluzione che possa prevenire la distruzione della società.

03 ottobre 2012

Smart cinema, adesso la proiezione è fai da te

La definizione di “smart cinema”, nata grazie alla digitalizzazione delle sale cinematografiche, inizia a prendere forma e sostanza con un innovativo progetto imprenditoriale olandese. Al Festival del cinema di Venezia è stata presentata nell’ambito del convegno “Dal 35 mm al digitale - L’ora dello switch off”, promosso da OpenSky Cinema, la prima piattaforma di cinema on demand basata sul modello dei social network. “We Want Cinema”, questo il nome della piattaforma, è stato lanciato in versione beta a maggio scorso in Olanda, realizzato da una casa di distribuzione indipendente, Amstelfilm.

L’eliminazione della pizza in pellicola e la distribuzione della copia digitale libera risorse economiche per il distributore e permette all’esercente una multiprogrammazione di contenuti, liberatosi dal vincolo imposto dal distributore rappresentato dall’alto costo della copia in pellicola. Partendo da questi presupposti We Want Cinema, vincitore del Digital Innovation Award 2012 di CineEurope, ha costruito una piattaforma web (www.wewantcinema.com), diffusa con widget sui maggiori siti olandesi e con app, che utilizzando una library di oltre 1.000 film e una rete, per ora, di 18 sale in 17 città permette agli utenti di scegliere il film da vedere in sala.

Il meccanismo di funzionamento è semplice. L’utente sceglie un film, decide la sala e l’orario di proiezione da una griglia oraria di programmazione ampia, ma già stabilita dall’esercente della sala, e lancia su web e social network la ricerca di adesione di almeno 40 utenti all’evento da lui proposto. Questo infatti è il numero minimo richiesto per  poter realizzare la proiezione in sala. Il prezzo del biglietto di 8,50 euro è lo stesso che in Olanda si paga al botteghino della sala. Se viene raggiunto il numero minimo avverrà la proiezione altrimenti si riparte con una nuova proposta. Il business model si basa su una ripartizione al 33% tra esercente, distributore e piattaforma: un modello semplice, senza costi aggiuntivi, ma che offre vantaggi alla filiera e agli amanti del cinema. Oltre agli esercenti sono già sei le case di distribuzione che hanno aderito al progetto e che arricchiscono la library della piattaforma di film e documentari.

Un modello di business che si basa per il proprio successo sulla massa critica, la community, che si riuscirà ad attivare stimolata dalla libertà di visione, dall’amore per il cinema su grande schermo e dal piacere di organizzare una propria proiezione con gli amici di Facebook. Un modello che Marieke Jonker, ideatrice del progetto, vuol replicare anche in altri paesi europei, e che a Venezia ha provato a stimolare l’interesse di esercenti e distributori italiani. Nei prossimi mesi capiremo se qualche orecchio attento e imprenditore innovativo coglierà l’occasione per rilanciare l’interesse del pubblico italiano per il grande schermo.

Fonte: Smart cinema, adesso la proiezione è fai da te

21 maggio 2012

Appunti per una lezione su 'L'amore che resta'


L'AMORE CHE RESTA è un film drammatico ma punteggiato da momenti da commedia romantica, che racconta l'innamoramento tra due giovani sul quale però grava la certezza che questo amore dovrà finire presto.

Il soggetto è tratto dalla pièce teatrale Of Winter and Water Birds di Jason Lew, che l’ha trasformata in sceneggiatura cinematografica su suggerimento, tra gli altri, della produttrice Bryce Dallas Howard, attrice e figlia di Ron Howard, anche lui produttore del film.

Si tratta dell'esordio nella sceneggiatura per Jason Lew, attore americano di origine nipponica. E il Giappone si fa sentire all'interno del film in uno dei personaggi principali e nella sua storia.


Regista e cast
La regia è stata affidata dai produttori a Gus Van Sant, che ha dedicato la maggior parte della sua arte al mondo giovanile, solitamente dipingendone i lati più controversi e pericolosi. E' il regista di Belli e dannati, che già nel titolo racchiude una sorta di poetica del regista, e ha realizzato Last Days su Cobain e altri film sull'adolescenza difficile come Elephant e Paranoid Park. Ultimo suo successo è Milk, film biografico sul primo consigliere omosessuale della California ucciso negli anni '70.

Il protagonista è interpretato da Henry Hopper, figlio del famoso Dennis Hopper (cui il film è dedicato), solamente al suo secondo film, e dalla più conosciuta Mia Wasikowska già interprete dell'Alice nel paese delle meraviglie di Tim Burton.

L'interpretazione di Hopper è sorniona e divertita. Hopper ha dichiartato: “Volevo un progetto che mi appassionasse... Quando ho letto la sceneggiatura sono stato colpito dai personaggi e dalla loro storia,
giovani diversi dai soliti. Parla dei percorsi tortuosi che la giovinezza porta a fare, parla di
imparare a crescere vicino a un’altra persona. È questo che lo rende interessante.”

L'interpretazione della Wasikwska e delicata e piena di vitalità allo stesso tempo.

Il tema principale del film è quello vecchissimo del legame tra amore e morte, il classico Eros e Thanatos, trattato però con delicatezza e un'assenza di retorica, ottenuta anche attraverso l'eccentricità dei personaggi. Altre tematiche toccate dal film sono quelle di amicizia, famiglia, speranza.

Il titolo inglese RESTLESS non fa nessun riferimento all'amore ma significa letteralmente “senza sosta”, si riferisce di solito a persone irrequiete. Forse è da riferirsi al personaggio di Enoch che non trova pace e nella “quiete” eterna appunto spera di trovarla.


Struttura
La struttura del film è lineare sia dal punto di vista temporale che spaziale. La vicenda copre pochi mesi della vita di personaggi candidi e molto eccentrici.

Il personaggio principale è un ragazzo che frequenta tutti i funerali che può, senza provare niente e che è visitato da un fantasma della seconda guerra mondiale. Enoch è talmente eccentrico da essere osteggiato all'inizio dalla premurosa e coscienziosa sorella di Annabel, ma dimostrando la sincerità del suo affetto riconquista la possibilità di starle vicino e parlare di lei al suo funerale – anche se poi non lo sentiremo parlare, ma con una scelta molto più cinematografica lo vediamo ricordare alcuni momenti dolci del loro innamoramento.

Se la sorella sembra avere di più da perdere e per questo accetta molti meno rischi, Annabel e Enoch sono persone che credono di aver perso tutto (Enoch è sgridato a questo riguardo dal fantasma) o che lo stanno per perdere (Annabel). Entrambi sono slegati da ciò che li circonda, uno ha le battaglie navali con un fantasma, lei ha i libri di natura. Lui ciò che più c'è di mortifero, lei ciò che c'è di vitale, gli uccelli.

Enoch è in conflitto con tutti, con gli adulti per cause diverse (è un sostanziale rifiuto del mondo adulto, il suo), ma anche a turno con gli altri due protagonisti. Non accetta subito la condizione della sua amica. Prima prova a scherzarci sopra, poi si arrabbia con lei (“mi vuoi lasciare”) e con il dottore (“chiami uno bravo davvero”).

Il finale ristabilisce l'equilibrio emotivo di Enoch che impara ad accettare la morte, come qualcosa che non è in contrapposizione alla vita. Annabel trova la sua serenità nelle cure di Enoch. E anche il fantasma del kamikaze giapponese Hiroshi sembra aver assolto al suo compito di consolare Enoch, di salvarlo dalla sua stessa fine, quella del suicidio, in sostanza, anche se un suicidio coatto, e anche lui impara a prendere commiato dal ricordo dell'innamorata alla quale non ha saputo dire addio.

Da questo punto di vista, Hiroshi e Annabel sono funzionali alla guarigione di Enoch e scompaiono quando lui è guarito. Possono dunque essere visti entrambi come finzioni terapeutiche operate dal protagonista che lo aiutano a superare la crisi.


Stile
Il film è semplice da ogni punto di vista: narrazione è lineare, numero e psicologia dei personaggi, non ci sono inquadrature estetizzanti o particolarmente ricercate. Pulito ma non asettico, tutt'altro.

La fotografia colorata accompagna la stravaganza dei personaggi, ma anche la malinconia dell’autunno.

Anche il tono del film è leggero, o per le meno mancano le scene madri, i grandi atti melodrammatici che sarebbe lecito aspettarsi da un film che tratti queste tematiche. Tutto scorre, tutto appare molto naturale. E' quello che leggero non è, verso il finale diventa sereno. Diventa serena anche la morte e la celebrazione dell'ultimo funerale. Per tuttà la durata del film, la drammaticità delle tematiche sono condite dall'umorismo dei personaggi.

Il commento musicale è un mix di Sufjan Stevens, Pink Martini and Nico e la musica originale di Danny Elfman che creano un atmosfera dolce e nostalgica e senza tempo, un po' come i vestiti anacronistici di Annabel.


La poetica di Gus van Sant
Restless è ancora un racconto della profonda sofferenza di giovani consapevoli e sensibili. Eversivi come tutti i personaggi dei film di Van Sant. Eversivi attraverso la loro dolce sessualità. Con un bisogno di affetto smisurato, come tutti i personaggi di Van Sant.

Il film è meno sperimentale di altri che trattano l'angoscia adolescenziale. La storia è narrata in modo classico, contrariamente a film come Elephant dove le digressioni liriche sono maggiori e il ritmo molto rarefatto. E Paranoid Park, in cui c'è una ricerca estetizzante per quanto riguarda alcune sequenze. E' un film delicato questo, dove invece gli altri erano potenti dal punto di vista narrativo e visivo. Il regista rinuncia a rigori formali o formalistici che già negli ultimi film erano più deboli. Van Sant è di solito anche sceneggiatore e montatore dei propri film. Qui è solo produttore, forse anche per questo, alcune cose differiscono.

La morte è una costante dei suoi film, in Gerry e Milk è una minaccia incombente, in Last Days è corteggiata, in Elephant è portata all'apoteosi, diventa un gioco destrutturante. Sono tutti film dove si sa che deve succedere. Lo spettatore è già preparato.

In Gerry il posto della morte è simboleggiato dal deserto, in Last Days dalla casa immersa nel bosco, in Elephant dai corridoi senza scampo della scuola. Qui i luoghi sono più espliciti: ospedale, cimitero, obitorio.

Altro elemento di contiguità con gli altri film del regista è l’assenza della famiglia dei protagonisti, per cui essi trovano rifugio in mentori adulti esterni o negli amici. Gli adolescente di Van Sant spesso cercano di fuggire dal mondo degli adulti rifugiandosi nel crimine, nelle droghe, nei deserti, nel sesso come abbiamo detto o nella fantasia. Contrapposizione tra la razionalità adulta e ricerca del bello e del sentimento degli adolescenti.


Eros e Thanatos
Mi sembra evidente come nel protagonista maschile si esercitino le pulsioni di amore e di morte, quel dualismo cosmico di forze teorizzato da Empedocle, filosofo greco, e ripreso da Freud nella sua Psicanalisi come pulsioni verso la vita e verso la distruzione (che si esplicitano negli scontri con la zia e nella violenza contro l'ex compagno di classe mandato all'ospedale). Questa distruzione degenera in Enoch in autodistruzione – quindi egli si definirebbe dal punto di vista psicanalitico un soggetto malato – e nella sua coazione a ripetere (i funerali), nonostante il piacere che la conoscenza di Annabel gli procura.

E' un meccanismo con il quale si cerca di arginare la nevrosi traumatica, cercando di rivivere il trauma per poterlo meglio controllare, con l'illusione di imparare a conviverci.

Quello della coazione a ripetere è un concetto che Freud ha usato per esempio per descrivere lo stato psichico dei reduci della prima guerra mondiale. E forse non è un caso che il migliore amico di Enoch sia un fantasma che il trauma di una guerra mondiale l'ha vissuto, anche se qui si tratta della seconda invece che della prima.

In realtà, oltre a questa ripetizione, Enoch cerca nel funerale anche il commiato dai propri genitori, cerca di elaborare il lutto che ha vissuto in modo ritardato, a causa del coma in cui è caduto. Di fatto amore e morte sono due forze inscindibili ed è forse anche per questo che i due personaggi sono così complementari tra loro.

Restless è una storia d'amore che proprio nella morte trova la sua ragione d'essere, la sua filosofia. E' un rimedio per poter finalmente elaborare il lutto, per Enoch, e imparare ad accomiatarsi da qualcuno che ama e riempie si significato gli ultimi mesi di vita di Annabel. I due ragazzi sono come gli scarafaggi del disegno di Annabel che traggono nutrimento dalla morte.

Nel corso del film si esercitano a morire, prendono lezioni di morte andando ai funerali, passeggiando così spesso nel cimitero e la mettono addirittura in scena, con tanta convinzione che non vogliono che l'altro rubi la scena di personaggio più sofferente.


La morte è una recita 
Durante tutto il film per Enoch che fa finta di soffrire ai funerali per i quali si maschera a lutto (cosa che in realtà lo rivela come un falso triste al funerale in cui conosce Annabel, forse perché anche lei sa tutto delle recite della morte). E' per Enoch sono recite anche quelle con l'amico inesistente morto decenni prima. E sono recite anche le sue oscillazioni sopra al fiumiciattolo, quando Hiroshi tenta di dissuaderlo dal compiere l'insano gesto. Anche il disegno con il gessetto intorno ai propri corpi è una recita della morte, ma è anche un’affermazione del proprio spazio, di sé, della propria identità che nell’età dell’adolescenza è spesso sfuggente.

Tra le critiche ricevute dal film, quella più frequente è che per essere un ragazzo attratto dalla morte Enoch ha un look curatissimo e preciso, lei non soffre ed è sempre bellissima, quando si sa che il tumore di solito distrugge il fisico del malato. Forse la recita della morte ha preso un po' troppo la mano anche al regista del film.

Altri film di allegra disperazione
I vestiti dei ragazzi mi ricordano molto la nouvelle vague francese, hanno un gusto spiccatamente anni '60 e mi fanno pensare alle storie d'amore folli di Truffaut e Godard, la melanconia e l'ansia che li pervade. Penso soprattutto a Jules e Jim in cui un lungo amore a tre, due uomini sono innamorati della stessa donna che non sa quale dei due scegliere, fino al matrimonio con uno dei due e la finale decisione di suicidarsi con l'altro. Quindi ancora amore e morte e un pizzico di follia. Un critico ha fatto notare la somiglianza del taglio di capelli con Jean Seberg di Fino all’ultimo respiro. Altra storia di amour fou.

A molti, il film ha ricordato anche Harold e Maude (Hal Ashby, 1971), storia di un'amicizia tra un bambino e una signora anziana, in cui il bambino ha tendenze suicide e si diverte a inscenare in modi sempre più stravaganti e macabri la propria morte. Anche loro si incontrano a un funerale e anche loro formano una sorta di coppia dove lui è attratto dalla morte e lei, più vicina alla morte è attratta dalla vita.

17 maggio 2012

Appunti per un saggio su 'La Talpa'


LA TALPA (titolo originale TINKER, TAYLOR, SOLDIER, SPY) è un film di spionaggio, che si dirama come un intricato giallo, tratto dal libro di John Le Carré, famoso scrittore di libri di spionaggio, nonché ex spia egli stesso.

La trama: durante la guerra fredda un ex agente segreto viene richiamato in servizio per scovare chi sia la talpa tra gli organi più alti dell'intelligence Britannica.

L'azione si svolge nelle città di Londra, Budapest, Istanbul, Parigi con vari flashback e piani temporali che si sovrappongono, anche se la storia principale è ambientata nel 1973.

Il film ha ricevuto numerosi riconoscimenti in Inghilterra e 3 nomination Oscar: sceneggiatura, protagonista, colonna sonora.

La regia è stata affidata a Tomas Alfredson, svedese, al primo film che non sia in lingua svedese, dopo il successo di Lasciami entrare: un horror vampiresco che nascondeva però una storia intima.

Il cast include molti dei migliori attori britannici: Gary Oldman nel ruolo dell'agente che conduce le indagini, Colin Firth, Mark Strong, John hurt, Toby Jones e Stephen Graham, nella maggior parte dei casi impegnati in una recitazione trattenuta ed elegante, specialmente per quanto riguarda il protagonista.

Il film costituisce un grande affresco d'epoca. Ritrae in maniera vivida e densa la Londra degli anni '70. E' a tutti gli effetti un film in costume. Nostalgico/romantico. Dettagli, giochi di fuoco e regia calibrata. Gli uffici grigi e fumosi.
Ci sono tutti gli ingredienti del nostro immaginario del film di spionaggio: la talpa, il pezzo di legno nei battenti della porta, il capo che chiede all'agente se è stato seguito o la battuta dopo la presunta uccisione di Prideaux “lo volevamo vivo”.

Il titolo originale del film deriva da una conta inglese: “tinker, taylor, soldier, sailor, rich man, poor man, beggar man, thief.” Togliendo i petali a una margherita, o quandosi mangiano frutti col nocciolo, le bambine contano i petali/noccioli dicendo queste parole. L'ultimo petalo/nocciolo corrisponde a quello che sposeranno.
Il titolo italiano denotativo, riprende il titolo italiano del libro e rimanda a un luogo comune dello spionaggio, quello del traditore, quello che passa sottobanco le informazioni al nemico. Un titolo che intriga comunque.

Se il tema fondamentale del film è quello della lealtà, la domanda che sembra porre è: quanto si è disposti a sacrificare per rimanere fedeli al proprio compito e alle persone con le quali si è condiviso? Ovvero, ribaltando la prospettiva, qual è la ragione ultima che determina le scelte di una persona?

STILE
La pellicola si caratterizza per una rara eleganza formale, una regia pulita e una cura del dettaglio che si nota in ogni aspetto della realizzazione, dalla scenografia ai costumi, alla recitazione. Tutto appare molto freddo. E distaccato. Le azioni spesso non sono mostrate, ma raccontate oppure lo spettatore arriva sulla scena come un detective che arriva quando il misfatto si è già compiuto (come nella scena in cui Ricky Tarr compare sulla scena del regolamento di conti a Istanbul).
Le inquadrature sono calibrate, lente, posate, con dolly eleganti e sinuosi. Sottolineano le geometrie degli ambienti e degli oggetti. Le riprese avvengono da lontano, anche se sono spesso molto dettagliate, ma da lontano per dare l'idea che gli attori siano come spiati. In questo senso si possono leggere anche le numerose inquadrature che realizzate filmando attraverso un vetro.

La fotografia predilige i toni del beige e del grigio, colori pastello molto tenui e neutri. In più le scene sono spesso dense di fumo, per dare come spessore e materia plastica alle immagini.

I set sono stati quasi tutti ricostruiti in un complesso militare a Londra, molto vecchio, e anche questo ha contribuito all'atmosfera del film. Elegante e senza cesura tra un momento storico e l'altro, tra i diversi tempi della narrazione è il montaggio.

Il sonoro, molto presente, enfatizza anche i rumori più piccoli, che dovrebbero essere appena percettibili, come il giradischi, il pezzo di materia grigia che cade dal muro, dopo che la ragazza dell'est è stata barbaramente uccisa.

Nella colonna sonora si ricorda la canzone della scena finale La mer che credo detenga un record di utilizzi in opere cinematografiche, specialmente nel finale: compresa versione in inglese è stata utilizzata nei seguenti film e in molti altri: Alla ricerca di Nemo, Quei bravi ragazzi, Luna di fiele, Pazzi a Beverly Hills, Black Rain, Il padre della sposa, French Kiss, Apollo 13, Austin Powers, Lo scafandro e la farfalla, Mr Bean's Holiday, L'uomo dell'anno, The Dreamers e La talpa. Qui è cantata da Julio Iglesias. Mentre il resto della colonna sonora, che sottolinea l'indeterminatezza delle situazioni mostrate, è del figlio Alberto Iglesias.
Tutta questa cura nelle inquadrature, nello stile recitativo, e in tutti i dettagli, sono stati studiati a tavolino, precedentemente alle riprese. Alfredson dice di essere un regista cui non piace inventare sul set, ma avere tutto ben pianificato.

REGISTA E CAST
Film centrali del film, oltre a quello della lealtà, sono quelli dell'amore della passione, della solitudine. Il regista afferma di aver voluto fare un tema sulla lealtà e sugli ideali, argomenti che gli sembrano di grande attualità perché sono rari.

Il film più famoso da noi è LASCIAMI ENTRARE un horror vampiresco in cui però il genere, come ora, è un alibi per raccontare le pulsioni umane più profonde, le passioni. E anche qui, più che l'intrigo in sé, l'attenzione si sofferma sul rapporto tra i personaggi (vedi la foto che la talpa conserva), le loro ansie e paure e anche i sentimenti (vedi scena aereo, insegnante con il bambino, l'accendino, il tradimento della moglie, il sicario biondo - Ricky Tarr - che si inventa la storia della talpa per salvare la donna di cui si è innamorato).
E' proprio il successo di LASCIAMI ENTRARE che ha permesso al regista di poter girare questo primo film internazionale. E lui lo ha scelto tra le molte proposte che gli sono arrivate dopo quel film. E del libro ha preso proprio questa crasi tra la vita interiore che è come soppressa e quella esteriore che si mostra fredda.

Superba l'interpretazione di Gary Oldman, scelto dopo sei mesi di ricerche di una persona che trasmettesse freddezza ed eleganza, su suggerimento di uno dei produttori. Oldman si è fatto un po' invecchiare e ha messo su qualche chilo per adattarsi meglio al personaggio del libro. Con uno sguardo, più che con le parole, lui è anche gli altri sono capaci di trasmettere le emozioni che li attraversano.

Compito ancora più arduo perché il libro era già stato adattato in una serie TV inglese che aveva riscosso molto successo e avevo fatto prendere si pensava definitivamente i tratti di Alec Guinness al protagonista Smiley. Oldman ha dovuto rivaleggiare a distanza con un mostro sacro del cinema britannico.

Lo stesso scrittore è rimasto piacevolmente colpito dalla sapienza del regista di condensare un lungo e complesso romanzo in due ore di pellicola e dall'interpretazione di Oldman che come Guinness fa trasudare la solitudine del personaggio, però in lui – dice sempre Le Carré – c'è anche una tensione, una grande forza che sembra possa esplodere da un momento all'altro. E questo penso si possa dire di tutto lo stile del film.

CRITICA
Una delle poche critiche ricevute dal film riguarda la sceneggiatura che qualcuno ha trovato poco chiara nel definire eventi e rapporti. Che in sostanza condensa troppe cose in due ore di film. Certo le informazioni che lo spettatore deve digerire sono molte, ma se non fosse stato così, il film sarebbe parso meno realistico e che identificare tutti i dettagli dell'intrigo non sia nemmeno fondamentale. La vicenda nel suo complesso è chiara e non ci sono dubbi sul ruolo dei protagonisti. Resta qualche dubbio sulle motivazioni della talpa, ma non su quelle degli altri personaggi.

La scelta di tradire dipende da ragioni estetiche afferma il personaggio di Colin Firth. Si sta parlando di donne, visto che la talpa sembra molto affascinato da questo aspetto? O di uomini? O di che cos'altro?

La talpa è uccisa dal suo migliore amico, che – si dice nel film – già fosse a conoscenza del suo tradimento. Vendetta per quello che è stato costretto a sopportare? E rassegnazione storica della talpa, nel riconoscere il diritto dell'amico a questa vendetta? O più probabilmente ha a che fare ancora con il tradimento amoroso. Perché una delle cose che il film suggerisce è l'omosessualità della talpa e l'ambivalenza non solo politica ma anche sessuale del personaggio.

Forse la risposta sta in un'altra omissione di sceneggiatura, rilevata da un altro critico: è lo scarso peso dato ai quattro sospetti e il conflitto tra Stalinismo e imperialismo capitalista che confondeva alcuni agenti segreti, che non ravvisavano che ci fosse poi tutta questa differenza.
Non sappiamo abbastanza del personaggio per capire davvero cosa voglia dire. Siamo anche noi tenuti distanti dallo stile narrativo del film.

Cambio di fuoco nella stessa inquadratura e riprese attraverso un vetro. Tutto è opaco, per questo, specie nel terzo quarto di film molte riprese avvengono attraverso un vetro, sono filtrate. A simboleggiare forse la giusta distanza che bisogna tenere dalle cose, che vanno rifocalizzate, guardate in modo nuovo e il filtro che sempre c'è quando gli eventi sono raccontati da una persona, che li racconta – a scopo di depistare o meno – secondo un punto di vista falsato, anche semplicemente perché è il suo e anche se in buona fede, non è oggettivo.

E lo spettatore al quale non viene detto tutto rimane sempre dietro un vetro, rimane a spiare un po' da lontano.

Film nostalgico sia dal punto di vista della messa in scena, sia dal punto di vista del tipo di racconto, e anche dal punto di vista dei sentimenti provati dai protagonisti. E' un film malinconico, se pensate alla flemma di molti dei personaggi, al passo lento del film, agli sguardi dei personaggi e all'atteggiamento di Gary Oldman durante tutta la pellicola. Si pensi anche alla scena in cui Oldman fa visita all'ex collega, anche lei pensionata anzitempo.

Quando si parla di film di spionaggio la prima cosa che viene in mente è James Bond. Qui siamo agli antipodi da ogni punto di vista: tecnologia, azione, età e prestanza fisica, ruolo della donna, patina, ritmo, montaggio, fotografia, numero dei personaggi, motivazioni (non avidità, ma estetica). Le scene in auto non sono inseguimenti mozzafiato, ma placide corse tormentate dalle api con lo sfondo che sembra proiettato dietro l'immagine dell'auto.

L'azione è quasi totalmente sostituita dalla parola. Il glamour dalla compostezza. La spettacolarità dal realismo. La talpa è quasi un film fuori moda, come fuori moda sono i vestiti di Smiley e la sua montatura vistosa. Dove non ci sono spiegazioni superflue e le informazioni sono tante ma spetta allo spettatore fare lo sforzo di ordinarle, come di capire quando si è svolta la scena che viene mostrata: prima o dopo di quella che nel film viene prima.

E' il trionfo della passione sulla politica e la strategia. Il personaggio di Ricky Tarr, come detto che fa partire la miccia per amore di una donna e che rinfaccia a Smiley e gi altri di essere uomini soli. Smiley che riconosce questo fatto: di aver perso una moglie, perdita simboleggiata con la perdita dell'accendino. Questo è il suo punto debole che Karla intende sfruttare, la moglie di Smiley e per questo convince Colin Firth a diventare l'amante della moglie di Smiley.

Il personaggio che alla fine si rivela la chiave o una delle chiavi della vicenda non è mai mostrata chiaramente dal film. Come nemmeno Karla, il nemico del Circus, il capo del KGB, l'altro fantasma di Smiley non è mai mostrato chiaramente.

La talpa è in questo senso metafora non solo della falla, del punto debole di una intelligence governativa che dovrebbe essere inattaccabile e inaffondabile, ma anche del punto debole che ognuno dei personaggi possiede, che ogni essere umano ha. Gli agenti segreti del film sono malinconici prigionieri delle loro missioni e del loro lavoro, che sono diventati una vita parallela che finisce per soffocare quella interiore.

Lo stesso titolo che deriva dalla scena in cui Controllo dà dei nomi in codice ai suoi colleghi fa pensare ai personaggi come alle pedine di un gioco più grande di loro, il gioco sporco della politica.

Ad ogni livello del film, dall'interpretazione degli attori, alla regia e alle atmosfere e al passo lento, si avverte una compostezza formale sotto la quale però serpeggia mal celata una tensione, una furia pronta ad esplodere e che però non esplode mai. L'unico scatto di tutto il film, è quando il braccio destro di Smiley prende a pugni Ricky Tarr. Per il resto, anche gli omicidi, avvengono con freddo calcolo che però sottende un nervosismo che è sempre presente, una passionalità che scalpita dietro un recinto molto alto.

10 aprile 2012

Non lavorerai per soldi

Il denaro è un falso incentivo. Il lavoro ripetitivo e meccanico deve essere sostituito dalla macchine. Senza lavori ripetitivi e meccanici non c'è bisogno di denaro. Il lavoro ripetitivo del nostro sistema economico-sociale genera svogliatezza. L'innovazione di una società è direttamente proporzionale alla sua equità.

06 aprile 2012

Facciamo luce sull'Enel

Noi amiamo l'Enel ed è per questo che dedico a loro - dopo averne parlato più volte - il cinquecentesimo post del blog. A loro e a Greenpeace ovviamente.

02 aprile 2012

17 ragazze-madri-ribelli

Resteranno delusi coloro che andranno a vedere 17 ragazze per il lato pruriginoso che può avere un film su un gruppo di sedicenni che rimangono incinte, tutte insieme. Non è American Pie, non è il racconto di un'orgia alcolica.
Piuttosto è la versione in chiave realistica di Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola. I corpi delle ragazze sui quali si apre il film sono fatti di dettagli, pieghe e grinze, epidermidi arrossate, non sono carni fresche che invitano alla lussuria.
C'è sì qualche scena di approccio amoroso e anche un bacio promiscuo. Ma il sesso è solo un dettaglio, uno strumento necessario alla liberazione, al fine di occupare il proprio spazio (più grande, visti i pancioni) all'interno del mondo. Un mondo in declino, come lo vedeno i giornalisti televisivi che parlano del caso, assunto alle cronache.
E a proposito di cronache, resta difficile giudicare un film per quello che è (luci e suoni) quando la fonte di ispirazione per una storia così affascinante è la realtàIl film infatti racconta una vicenda realmente accaduta nel Massachusetts e trasposta dalle sorella Delphine e Muriel Coulin sulle coste atlantiche della Francia.
Gli aspetti migliori del film, sono le atmosfere, i colori dolci e le inquadrature fisse, sui silenzi delle protagoniste, assorte e avvolte nella loro noia, anche dopo la rivoluzione dei corpi.
Sì, perché la maternità è vista come una rivoluzione: individuale, ma anche sociale (pensano di istituire una comune di giovani madri), innescata dal bisogno di stare insieme, dal non sentirsi escluse, dal bisogno di amare e di essere amate.
17 ragazze ha il fascino magnetico di Picnic a Hanging Rock senza raggiungere la potenza della pellicola di Peter Weir e insistere su misteri, ma lasciando tutto la spazio alla vera protagonista: l'adolescenza, senza volerla spiegare, senza volerla imbrigliare, lasciandola arrivare e andare via come fa sempre, o quasi sempre, senza un motivo.


30 marzo 2012

Fermare la TEM

Si è aperto un nuovo fronte nella battaglia per la sovranità territoriale e per lo stop al consumo di risorse economiche e ambientali. Dopo la battaglia #NoTav comincia la battaglia #NoTem contro la costruzione della Tangenziale Esterna di Milano che minaccia di distruggere le poche aree verdi rimaste nella zona del Naviglio Martesana.

Per l'edizione odierna di Vimerdì vi presento il video racconto della giornata di protesta del 18 marzo scorso.

29 marzo 2012

E i nostri bisogni?

Secondo molti, questo tizio (Peter Joseph, regista della serie di documentari Zeitgeist) non è altro che un fanatico radicale e che le sue teorie sono puramente (o spuriamente) parascientifiche.

Io penso invece che ci sia più verità in una sua frase che in tutte le dichiarazioni pubbliche di uno dei nostri politici.

Vi invito a riflettere, per esempio, sui costi della nostra giustizia, in cui punire con la prigione un reato ci costa immensamente più del reato stesso. O della libertà di esprimere e far valere la voce delle fasce meno abbienti della popolazione nella nostra cosiddetta democrazia. Sulla reale entità di questa crisi economica e le sue reali soluzioni.


27 marzo 2012

Poesia Presente 2012: Alessandra Racca

L'ultimo appuntamento con lo Slam Poetry di quest'anno, organizzato al Teatro Binario 7 di Monza da Poesia Presente, è dedicato ad Alessandra Racca con una poesia che coglie in pieno lo spirito dello Slam Poetry e tratta in modo attuale del tema della maternità.

26 marzo 2012

Poesia Presente 2012: Stefano Rampini

Oggi continua il resoconto dello Slamp Poetry di Poesia Presente continua con la poesia politica di Stefano Raspini. Il componimento che lo stesso autore legge parla della lentezza della giustizia e si intitola "Silvio".

22 marzo 2012

21 marzo 2012

Addio Tonino, poeta e artista

Oggi è la Giornata Mondiale della Poesia e proprio oggi ci ha lasciati un grande uomo, prima ancora che poeta: Tonino Guerra.

Un artista che ammiro molto e che ho iniziato ad apprezzare per avere scritto molte delle sceneggiature di Michelangelo Antonioni, che che per molto tempo è stato il mio regista preferito e attraverso il cui sguardo ho imparato ad amare il cinema.

Voglio ricordare lui e il suo anticonformismo proprio con una clip tratta da un film di Antonioni che cono Tonino Guerra ha firmato la sceneggiatura. Una delle clip più famose del film e che comincia con una delle battute più famose (e più controverse) scritte da Guerra.

15 marzo 2012

14 marzo 2012

Poesia Presente 2012: Mario Bertasa

Oggi tocca a una poesia di Mario Bertasa. letta sempre sul palco del Teatro Binario 7 di Monza in occasione della manifestazione Poesia Presente 2012.

13 marzo 2012

Dina Basso a Poesia Presente 2012

Oggi, come promesso, vi presento il secondo video tratto dalla serata di Slam Poetry tenutasi all'interno della manifestazione Pesia Presente di quest'anno: una poesia di Dina Basso che legge in dialetto catanese.




Quannu caminu pianu
e restu arreri
nun m'addumanni mai
suddu sugnu stanca,
suddu è a bborsa ca pisa,
o suddu su i scarpi ca
m'astruppiunu.
Tu 'ntantu vai
e camini avanti,
supra di jammi ca parunu
'n cumpassu,
fai u spertu sulu picchì si
cchiù gghiautu,
cchiù beddu,
e nascisti macari
masculu.
Ma lassa perdiri,
camina avanti,
futtitinni,
ca tantu suddu t'addumannu
"unni stamu iennu"
tu nun nu sai mai,
e o davanti
o d'arreri
sugnu sempri ju
ca fazzu strata.

12 marzo 2012

Poesia Presente 2012

Potrei ripetere quasi parola per parola il post di due anni fa, ma mi accontenterò di ribadire quanto la buona poesia possa essere giocosa e avvincente grazie al poetry slam

Come ogni anno in questo periodo al Teatro Binario 7 di Monza, Poesia Presente organizza una tre giorni dedicata alla poesia che si conclude con una sfida di poetry slam in cui una giuria di 5 persone scelte a caso tra il pubblico, ha valutato composizione e interpretazione di alcuni giovani poeti italiani. Quest'anno il tema era quello della lentezza.

Vi propongo oggi il video di uno dei componimenti del vincitore dell'edizione 2012 Pippz. Che verrà seguito nei prossimi giorni dai video degli altri poeti partecipanti.


07 marzo 2012

Le storie che invento non le so raccontare

Un giallo con false ricostruzione, sovversione dell'ordine temporale degli eventi, azioni mostrate al contario, allucinazioni e confusione mentale, punto di vista di un personaggio principale non affidabile.

Un cortometraggio ben costruito e degno del miglior Christopher Nolan. Un cortometraggio che chiama in gioco le inferenze dello spettatore e lo costringe a giocare al gioco della narrazione per immagini. Poche parole. Una musichetta dolce solo in apparenza e che diventa ossessiva.

Le storie che invento non le so raccontare di Francesco Lettieri (anche protagonista) è un (capo)lavoro che meriterebbe un'attenta analisi. Magari un giorno gli dechideremo anche quel tempo.

04 marzo 2012

This Is (still) England



Il film di Shane Meadows porta il titolo di una canzone dei Clash del 1985 che era un grido di dolore nei confronti della società inglese sotto la Thatcher e conteneva riferimenti al mondo delle fabbriche. La vicenda del film è di un paio d'anni precedente. E' ambientata nelle Midlands inglesi al tempo in cui il Regno Unito era impegnato nella guerra delle Falklands/Malvinas, in una stagione che ha visto in Occidente forse la più grande spinta liberista e sotto un Premier che negava l'esistenza stessa di una società.

Di tutto questo mondo il film sceglie di raccontare una storia piccola e semplice, quella di un ragazzino solitario che viene accolto da una banda di giovani skinhead e segue la loro parabola di crescente violenza.
This Is England è un film drammatico, duro, realizzato con pochi soldi, ma totalmente onesto. Il suo tema principale è quello dell'identità culturale di una nazione. Ma molti altri e importanti sono quelli toccati: amicizia, odio, razzismo, identità culturale, famiglia, rapporto con i genitori, adolescenza, politica, morte, tradimento.

E' ambientato in un non meglio specificata cittadina delle Midlands, nell'Inghlterra centrale, a poca distanza dal mare, ma è stato girato a Nottingham. Lo stile scarno del film rispecchia la sua ambientazione negli strati più bassi della società e il suo approccio realista nei confronti della storia. Nella fotografia risalta il grigiore dei sobborghi inglesi.

Il film è stato realizzato nel 2006, ma distribuito in Italia solo l'estate scorsa (anche se era stato presentato nel 2006 al Roma Film Fest, dove aveva vinto il Premio della giuria). Si basa sulle esperienze dirette del regista, autore anche della sceneggiatura. Shane Meadows (1972, Uttoxeter, Inghilterra Centrale) ha girato diversi altri film sulla condizione giovanile inglese, su gruppi di sbandati e sulla violenza, come 24/7 e A Room for Romeo Brass. La sua poetica è sempre stata quella della working class, un po' come sempre in Inghilterra fa il suo più illustre collega Ken Loach e come lui è autore di un cinema politicamente impegnato.

IL CAST
Il protagonista Thomas Turgoose non aveva formazione attoriale ed è alla prima prova di attore. Il ragazzino ha fatto colpo sul regista perché per partecipare al secondo provino ha chiesto dei soldi. Ed è stato scelto per il background di disagio che anche lui aveva. Ha tre fratelli e viveva con uno di loro con la madre malata di cancro e morta quando il film non era ancora uscito nelle sale. Il film è a lei dedicato. 

Dietro il film c'è quindi una piccola fiaba e cioè quella di questo ragazzo che da violento e sbandato pare essere stato salvato dal cinema e ora, dopo la morte della madre, è tornato a vivere con il padre e gli altri fratelli. Adesso intende continuare a fare l'attore e ha preso parte a un altro film diretto da Meadows e a una serie TV.

Al fianco del ragazzo ci sono attori con qualche esperienza professionale, ma al primo lungometraggio, altri (Andrew Shim che interpreta Milky e Vicky McClure, Lol nel film), che hanno esordito in un altro film di Meadows e veri professionisti. Tra questi ultimi Stephen Graham che il cinema l'ha recitato ad altro livello, per esempio in Gangs of New York di Martin Scorsese e in I pirati dei Caraibi.

Tutti, nessuno escluso, forniscono prove eccellenti e con i loro volti, forti ed espressivi, rendono la vicenda molto credibile.

GLI SKINHEADS
This Is England deriva in gran parte dalle esperienze personali del regista, che da ragazzo ha avuto un periodo da piccolo teppista ed è stato “adottato” da una banda di skinhead dalla quale si è allontanato dopo essere stato disgustato da un pestaggio compiuto da uno di loro in modo gratuito, per il divertimento della banda.

Meadows ricorda l'appeal che queste bande esercitavano sui più giovani, non c'era niente di politico o ideologico, era più che altro il fatto di sentirsi sicuri e rispettati dagli altri, bisogno di essere accettati.Gli Skinhead non erano inizialmente razzisti, ma anzi erano una comunità multiculturale e ascoltavano musica reggae, soul e ska: tutt'altro che musica violenta.

La musica scelta per la colonna sonora del film è quella che ascoltavano gli skinhead a quel tempo e completata dalle note di Ludovico Einaudi nei momenti di respiro della narrazione e per sfumare scene troppo lunghe e aprire momenti di riflessione su di esse, con la musica che copre piano piano le parole, che sono meno importanti delle espressioni dei protagonisti.
 
L'estrazione sociale degli skinhead era la working class, la classe operaia. Il movimento è nato sul finire degli anni '60 e si è sviluppata nei quartieri degradati e aveva una connotazione sociale e non politica. Gli skinhead si atteggiavano da duri nel taglio dei capelli e nei vestiti (jeans bretelle e uno scimmiottamento del gangster classico), ma testa rasata e stivali (Dottor Martens) non erano una divisa da combattimento: derivavano dai loro lavori umili e dagli ambienti malsani nei quali si svolgevano. Tra gli skinhead vi erano anche immigrati. 

Poi con il crescere del sentimento nazionalista e la contrapposizione delle classi, parte degli Skinhead rimasero affascinati delle politiche del National Front.
Era facile in condizioni di tale degrado, senza punti di riferimento forte, addossare le responsabilità agli immigrati che a quel tempo erano, soprattutto nei piccoli centri, una piccola minoranza. I più deboli sono diventati il nemico.
Successivamente c'è stata la semplificazione mediatica che ha associato gli skinhead esclusivamente all'estrema destra storpiandone il nome in naziskin. Componente che sicuramente c'è stata, insieme però ad altre declinazioni come gli Skinheads antirazzisti, comunisti, apolitici, anarchici e così via.

LE CITAZIONI
Due sono le citazioni che ho ravvisato: molto belle e significative. In alcune immagini il film ricorda limpidamente Arancia Meccanica con i ragazzi che camminano al ralenti vicino a bacino d'acqua. Il parallelismo va anche alla violenza che entrambi i gruppi si apprestano a perpetrare. Anche se era molto più profonda e disturbante quella del film di Kubrick, quella era “ultraviolenza”, appunto. 

L'inquadratura finale ricorda invece I 400 colpi di Truffaut, in cui il protagonista è sempre un ragazzo "in fuga" che nel suo vagare finisce in riva a al mare. Il film del maestro della nouvelle vague terminava con un fermo immagine del primo piano del ragazzo che si girava e guardava, come qui, nell'obbiettivo della mdp. Della nouvelle vague This Is England riprende la vitalità del filmare, in opposizione a uno stile ricercato. Film asciutto, duro e sporco, come sporchi sono i sobborghi in cui è ambientato, non è un film sugli skinhead, ma è un film sui giovani, e sui loro sbandamenti identitari. 

IDENTITA' SMARRITA
La domanda fondamentale del film è che cosa sia l'Inghilterra oggi. Nonostante la vicenda si svolga nel giro di poche settimane, durante le vacanze estive del 1983, il film si intitola This IS England e non WAS, perché la storia di un Paese è parte integrante della sua identità, e perché cambiati i vestiti, le acconciature, cambiati i governi e le guerre (Iraq o Afghanistan o tra qualche anno chissà se Iran o cos'altro al posto delle Falklands del film) c'è sempre quella crisi di identità culturale, quel vuoto di valori, quel disagio nelle fasce più deboli della popolazione. Perché quel rischio populistico di stemperare le tensioni in una guerra tra poveri c'è ancora e che si basa sul bisogno di un nemico per costruire la propria identità.
 
Il ragazzo di origine giamaicana viene ridotto in fin di vita (questo è lecito supporre dalle parole pronunciate dalla madre di Shaun al termine del film) non per il colore della sua pelle, ma perché ha un'identità che gli deriva da un tessuto sociale che il suo aggressore non possiede. Ha una cultura di riferimento, ha una famiglia e un padre amoroso che che il suo aggressore non possiede. E' assalito dall'invidia che si trasforma in un lungo momento di odio. Uno scatto brutale di cui Combo si pente, anche se ormai è troppo tardi.
Il razzismo è quindi dipinto dal film come un prodotto dell'invidia di un'identità culturale. This is England ridesta qualche preoccupazione su quello che la nostra società sta rischiando per inseguire un benessere materiale e sacrificando valori e pratiche di vita che invece tengono insieme una società.
Il tema è universale. Il film racconta una storia che sarebbe potuta essere ambientata ovunque. Nel farlo traccia un parallelismo tra quello che il falso patriottismo produce sul suolo nazionale e quello che produce su grande scale a livello internazionale: aggressioni xenofobe da una parte e dall'altra una guerra assurda quella delle Falklands che ha causato un migliaio di morti, per due terzi tra le fila argentine, il cui unico scopo era far riconquistare (come in effetti è stato) un po' do consenso all'allora primo ministro Thatcher. I costi della cui politica liberista sono caduti sulle classi proletarie.

L'EROE E L'ANTIEROE
Si può dire che il film ripercorra in qualche modo la strutture così detta del viaggio dell'eroe. In cui il protagonista parte da casa per vivere un'avventura (di solito in un mondo fantastico, dove incontra minacce e difficoltà) e poi ritorna a casa con delle consapevolezze maggiori. In questo caso Shaun parte dalla propria solitudine di ragazzo senza amici e senza un padre e con una madre che non riesce a occuparsi di lui, per entrare in questa banda. Al termine del viaggio, lo vediamo solo negli stessi luoghi dell'inizio del film, probabilmente consapevole che è meglio essere soli che perdere il diritto alla solitudine.
Questo va detto ricordando che tutti i segni distintivi cui gli adepti sono costretti ad assumere (vestiti, tatuaggi, capigliatura...) sono modi per estendere il controllo del capo anche quando il capo non c'è, sono segni di appartenenza al gruppo anche quando si è da soli perché si è comunque riconoscibili anche dagli esterni come parte di quel gruppo.
Vale la pena spendere due parole anche su Combo. Il film non lo condanna, come non condanna nessuno dei suoi personaggi. Combo è un uomo in fondo fragilissimo, che probabilmente ha alle spalle una situazione familiare difficile almeno quanto quella di Shaun e dal punto di vista sentimentale è sprovveduto, non riesce a dare il giusto peso ai propri sentimenti e male interpreta quelli degli altri.

Il film è anche il racconto del bisogno che si ha di avere una guida. E molti trovano in Combo una guida, il protagonista vi vede anche un padre, il sostituto del padre deceduto e che gli manca molto. E Combo a sua volta vede nei leader locali del partito la sua guida. Ma ha anche bisogno di sentirsi una guida per qualcuno, di essere un buon esempio, di essere utile.

IL 'TOPOS' DELLA BANDIERA
La protagoinista dell'ultima sequenza è la bandiera inglese. Ci troviamo di fronte a una sorta di topos, un luogo comune un po' retorico. Con cui si rappresenta tutto il disgusto del ragazzo per un Paese ingiusto che gli ha ucciso il padre e sotto il cui simbolo è morto anche un amico. E' una figura abbastanza ricorrente quella di usare la bandiere nazionale per descrivere la frustrazione nei confronti di una comunità, in particolare la scena fa pensare al finale di Nella valle di Elah in cui Tommy Lee Jones appende al contrario una bandiera americana, dopo che all'inizio del film aveva spiegato che significava una richiesta d'aiuto per un grosso pericolo. Anche lì, sullo sfondo, c'era la morte di un familiare, in questo caso un figlio, e il racconto mostrava l'indagine del padre, per sapere come effettivamente fosse morto. Quindi una vicenda da questo punto di vista speculare a quella di This Is England.

Gettando la bandiera in mare, il piccolo Shaun si libera del patriottismo malato per il quale è morto suo padre e ha rischiato di perdere un amico.

18 febbraio 2012

Pina in a men's world

Mal sopporto il teatro che mi sembra fatto più per gli attori che per gli spettatori e ho sempre detestato la danza. Ma Pina di Wim Wenders mi ha fatto cambiare idea.



L'ho trovato un film entusiasmante che mi ha fatto scoprire le potenzialità dell'espressività corporea, probabilmente anche grazie alla tecnica di ripresa 3D. E forse mi ha anche convinto ad andare a vedere qualche spettacolo di teatrodanza in più, a patto che duri al massimo poco più di un'ora.

Perché in effetti il mio entusiasmo per il film di Wenders, dedicato alla famosissima ballerina e coreografa scomparsa Pina Bausch, è iniziato vorticosamente a scendere dopo due terzi del film. Sarà stata la stanchezza della sera, sarà stato l'affievolirsi dell'effetto 3D (al quale ci si abitua e non si presta più molta attenzione), ma avrei fatto volentieri a meno degli ultimi 20 o 30 minuti di pellicola.

Al di là di questo, ciò che più mi ha colpito nelle coreografia che Wenders e Bausch hanno studiato insieme e che il regista ha filmato è stata una raffigurazione della donna - così mi è parso soprattutto nelle coreografie iniziali - come di un essere intrappolato nel proprio desiderio e eterodiretta e costretta a muoversi. E così la donna (ma a volte anche l'uomo) cammina quasi come una sonnambula disperata in un ambiente in cui l'uomo sposta gli ostacoli, oppure ne corregge postura e traiettoria. La accudisce come un uccello che pure tiene prigioniero in gabbia.

Oppure la ballerina è costretta a strisciare per terra o è trattenuta da robuste corde che le legano la vita. Oppure ancora è oggetto indolente di manipolazioni da parte di uomini scienziati-stupratori-utilizzatori finali delle sue membra. 

Non c'è solo questo, certo, nelle coreografie, ma tutta la gamma dei sentimenti e delle pulsioni umane. Eppure è questa visione della donna come oggetto e creatura del maschio che mi ricorda la letteratura ottocentesta, una visione da 'woman in the attic' come la "pazza" Bertha di Jane Eyre, romanzo di Charlotte Brontë, che è l'aspetto attraverso il quale sono riuscito a entrare in maggiore contatto con il film.


La costruzione imperiale della donna pazza in Jane Eyre.

17 febbraio 2012

Vimerdì - Shooting in Herat

Per questo venerdì, ho in serbo una puntata Vimerdì speciale, grazie a un documentario di due amiche su un importante progetto di formazione dedicato a donne afgane in Herat.
Le ragazze che hanno diretto e realizzato il documentario, Silvia Corna e Ilaria Santi, sono anche le protagoniste di questa esperienza e della quale ho avuto, come altri, la fortuna di vedere i resoconti pressoché giornalieri grazie a brevi spezzoni video che le filmmaker condividevano sui social network.
Il breve film è stato commissionato da Cesvi, un'organizzazione solidale.
Ottimamente realizzato, Shooting in Herat risente forse di qualche espediente stilistico "alla moda", ma resta in ogni caso un documento interessante e prezioso.