LA TALPA (titolo originale TINKER, TAYLOR, SOLDIER, SPY) è un film di spionaggio, che si dirama come un intricato giallo, tratto dal libro
di John Le Carré, famoso scrittore di libri di spionaggio, nonché
ex spia egli stesso.
La trama: durante
la guerra fredda un ex agente segreto viene richiamato in servizio
per scovare chi sia la talpa tra gli organi più alti
dell'intelligence Britannica.
L'azione si svolge nelle città di Londra,
Budapest, Istanbul, Parigi con vari flashback e piani temporali che
si sovrappongono, anche se la storia principale è ambientata nel
1973.
Il film ha ricevuto numerosi
riconoscimenti in Inghilterra e 3 nomination Oscar: sceneggiatura,
protagonista, colonna sonora.
La regia è stata affidata a Tomas
Alfredson, svedese, al primo film che non sia in lingua svedese, dopo
il successo di Lasciami entrare: un horror vampiresco
che nascondeva però una storia intima.
Il cast include molti
dei migliori attori britannici: Gary Oldman nel ruolo dell'agente che
conduce le indagini, Colin Firth, Mark Strong, John hurt, Toby Jones
e Stephen Graham, nella maggior parte dei casi impegnati in una recitazione trattenuta
ed elegante, specialmente per quanto riguarda il
protagonista.
Il film costituisce un
grande affresco
d'epoca. Ritrae in maniera vivida e densa la Londra degli anni '70.
E' a tutti gli effetti un film in costume. Nostalgico/romantico.
Dettagli, giochi di fuoco e regia calibrata. Gli uffici grigi e
fumosi.
Ci
sono tutti gli ingredienti del nostro immaginario del film di
spionaggio: la talpa, il pezzo di legno nei battenti della porta, il
capo che chiede all'agente se è stato seguito o la battuta dopo la
presunta uccisione di Prideaux “lo volevamo vivo”.
Il titolo originale del film deriva da
una conta inglese: “tinker, taylor, soldier, sailor, rich man, poor
man, beggar man, thief.” Togliendo i petali a una margherita, o
quandosi mangiano frutti col nocciolo, le bambine contano i
petali/noccioli dicendo queste parole. L'ultimo petalo/nocciolo
corrisponde a quello che sposeranno.
Il
titolo italiano
denotativo, riprende il titolo italiano del libro e rimanda a un
luogo comune dello spionaggio, quello del traditore, quello che passa
sottobanco le informazioni al nemico. Un titolo che intriga comunque.
Se il tema fondamentale del film è quello della lealtà, la domanda che sembra porre è: quanto
si è disposti a sacrificare per rimanere fedeli al proprio compito e
alle persone con le quali si è condiviso? Ovvero, ribaltando la prospettiva, qual è la ragione ultima
che determina le scelte di una persona?
STILE
La pellicola si caratterizza per una rara
eleganza formale, una regia pulita e una cura del dettaglio che si nota in ogni aspetto
della realizzazione, dalla scenografia ai costumi, alla recitazione.
Tutto appare molto freddo. E
distaccato. Le azioni spesso non sono mostrate, ma raccontate oppure
lo spettatore arriva sulla scena come un detective che arriva quando
il misfatto si è già compiuto (come nella scena in cui Ricky Tarr compare sulla scena del regolamento di conti a Istanbul).
Le inquadrature sono calibrate,
lente, posate, con dolly eleganti e sinuosi. Sottolineano le
geometrie degli ambienti e degli oggetti. Le riprese avvengono
da lontano, anche se sono spesso molto dettagliate, ma da lontano per
dare l'idea che gli attori siano come spiati. In questo senso si
possono leggere anche le numerose inquadrature che realizzate filmando attraverso un vetro.
La fotografia predilige i toni
del beige e del grigio, colori pastello molto tenui
e neutri. In più le scene sono spesso dense di fumo, per dare
come spessore e materia plastica alle immagini.
I
set sono stati quasi tutti ricostruiti in un complesso militare a
Londra, molto vecchio, e anche questo ha contribuito all'atmosfera
del film. Elegante
e senza cesura tra un momento storico e l'altro, tra i diversi tempi
della narrazione è il montaggio.
Il sonoro, molto
presente, enfatizza anche i rumori più piccoli, che dovrebbero
essere appena percettibili, come il giradischi, il pezzo di materia
grigia che cade dal muro, dopo che la ragazza dell'est è stata
barbaramente uccisa.
Nella colonna sonora si ricorda la canzone della scena finale La
mer che credo detenga un record di utilizzi in opere
cinematografiche, specialmente nel finale: compresa versione in
inglese è stata utilizzata nei seguenti film e in molti altri: Alla ricerca di Nemo, Quei bravi ragazzi, Luna di fiele,
Pazzi a Beverly Hills, Black Rain, Il padre della sposa, French Kiss,
Apollo 13, Austin Powers, Lo scafandro e la farfalla, Mr Bean's
Holiday, L'uomo dell'anno, The Dreamers e La talpa. Qui è cantata da
Julio Iglesias. Mentre il
resto della colonna sonora, che sottolinea l'indeterminatezza delle
situazioni mostrate, è del figlio Alberto
Iglesias.
Tutta
questa cura nelle inquadrature, nello stile recitativo, e in tutti i
dettagli, sono stati studiati a tavolino, precedentemente alle riprese. Alfredson dice di
essere un regista cui non piace inventare sul set, ma avere tutto ben
pianificato.
REGISTA E CAST
Film centrali del film, oltre a quello della lealtà, sono quelli dell'amore della passione, della solitudine. Il
regista afferma di aver voluto fare un tema sulla lealtà e sugli
ideali, argomenti che gli sembrano di grande attualità perché sono
rari.
Il
film più famoso da noi è LASCIAMI ENTRARE un horror vampiresco in
cui però il genere, come ora, è un alibi per raccontare le pulsioni
umane più profonde, le passioni. E anche qui, più che l'intrigo in
sé, l'attenzione si sofferma sul rapporto tra i personaggi
(vedi la foto che la talpa conserva), le loro ansie e paure e
anche i sentimenti (vedi scena aereo, insegnante con il
bambino, l'accendino, il tradimento della moglie, il sicario
biondo - Ricky Tarr - che si inventa la storia della talpa per salvare la
donna di cui si è innamorato).
E'
proprio il successo di LASCIAMI ENTRARE che ha permesso al regista di
poter girare questo primo film internazionale. E lui lo ha scelto tra
le molte proposte che gli sono arrivate dopo quel film. E del libro
ha preso proprio questa crasi tra la vita interiore che è come
soppressa e quella esteriore che si mostra fredda.
Superba l'interpretazione di Gary Oldman, scelto dopo sei mesi di ricerche di una
persona che trasmettesse freddezza ed eleganza, su suggerimento di uno
dei produttori. Oldman si è fatto un po' invecchiare e ha messo
su qualche chilo per adattarsi meglio al
personaggio del libro. Con uno sguardo, più che con le parole, lui è
anche gli altri sono capaci di trasmettere le emozioni che li
attraversano.
Compito
ancora più arduo perché il libro era già stato adattato in una
serie TV inglese che aveva riscosso molto successo e avevo fatto
prendere si pensava definitivamente i tratti di Alec Guinness
al protagonista Smiley. Oldman ha dovuto rivaleggiare a
distanza con un mostro sacro del cinema britannico.
Lo
stesso scrittore è rimasto piacevolmente colpito dalla sapienza del
regista di condensare un lungo e complesso romanzo in due ore di
pellicola e dall'interpretazione di Oldman che come Guinness fa
trasudare la solitudine del personaggio, però in lui – dice sempre
Le Carré – c'è anche una tensione, una grande forza che sembra
possa esplodere da un momento all'altro. E questo penso si possa dire
di tutto lo stile del film.
CRITICA
Una
delle poche critiche ricevute dal film riguarda la sceneggiatura
che qualcuno ha trovato poco chiara nel definire eventi e rapporti.
Che in sostanza condensa troppe cose in due ore di film. Certo le informazioni che lo spettatore
deve digerire sono molte, ma se non fosse stato così, il film
sarebbe parso meno realistico e che identificare tutti i dettagli
dell'intrigo non sia nemmeno fondamentale. La vicenda nel suo
complesso è chiara e non ci sono dubbi sul ruolo dei protagonisti.
Resta qualche dubbio sulle motivazioni della talpa, ma non su quelle
degli altri personaggi.
La
scelta di tradire dipende da ragioni estetiche afferma il personaggio di Colin Firth. Si sta
parlando di donne, visto che la talpa sembra molto affascinato da
questo aspetto? O di uomini? O di che cos'altro?
La talpa è uccisa dal suo migliore amico, che –
si dice nel film – già fosse a conoscenza del suo tradimento. Vendetta per quello
che è stato costretto a sopportare? E rassegnazione storica della
talpa, nel riconoscere il diritto dell'amico a questa vendetta? O più
probabilmente ha a che fare ancora con il tradimento amoroso. Perché
una delle cose che il film suggerisce è l'omosessualità della talpa
e l'ambivalenza non solo politica ma anche sessuale del personaggio.
Forse
la risposta sta in un'altra omissione di sceneggiatura, rilevata da
un altro critico: è lo scarso peso dato ai quattro sospetti e il
conflitto tra Stalinismo e imperialismo capitalista che confondeva
alcuni agenti segreti, che non ravvisavano che ci fosse poi tutta
questa differenza.
Non
sappiamo abbastanza del personaggio per capire davvero cosa voglia
dire. Siamo anche noi tenuti distanti dallo stile narrativo del film.
Cambio di fuoco nella stessa
inquadratura e riprese attraverso un vetro. Tutto
è opaco, per questo, specie nel terzo quarto di film molte
riprese avvengono attraverso un vetro, sono filtrate. A simboleggiare
forse la giusta distanza che bisogna tenere dalle cose, che vanno
rifocalizzate, guardate in modo nuovo e il filtro che sempre c'è
quando gli eventi sono raccontati da una persona, che li racconta –
a scopo di depistare o meno – secondo un punto di vista falsato,
anche semplicemente perché è il suo e anche se in buona fede, non è
oggettivo.
E
lo spettatore al quale non viene detto tutto rimane sempre dietro un
vetro, rimane a spiare un po' da lontano.
Film
nostalgico sia dal punto di vista della messa in scena, sia
dal punto di vista del tipo di racconto, e anche dal punto di vista
dei sentimenti provati dai protagonisti. E' un film malinconico, se
pensate alla flemma di molti dei personaggi, al passo lento del film,
agli sguardi dei personaggi e all'atteggiamento di Gary Oldman
durante tutta la pellicola. Si pensi anche alla scena in cui Oldman fa
visita all'ex collega, anche lei pensionata anzitempo.
Quando
si parla di film di spionaggio la prima cosa che viene in mente è
James Bond. Qui siamo agli antipodi da ogni punto di vista:
tecnologia, azione, età e prestanza fisica, ruolo della donna,
patina, ritmo, montaggio, fotografia, numero dei personaggi,
motivazioni (non avidità, ma estetica). Le scene in auto non sono
inseguimenti mozzafiato, ma placide corse tormentate dalle api con lo
sfondo che sembra proiettato dietro l'immagine dell'auto.
L'azione
è quasi totalmente sostituita dalla parola. Il glamour dalla
compostezza. La spettacolarità dal realismo. La talpa è
quasi un film fuori moda, come fuori moda sono i vestiti di Smiley e
la sua montatura vistosa. Dove non ci sono spiegazioni superflue e le
informazioni sono tante ma spetta allo spettatore fare lo sforzo di
ordinarle, come di capire quando si è svolta la scena che viene
mostrata: prima o dopo di quella che nel film viene prima.
E'
il trionfo della passione sulla politica e la strategia. Il
personaggio di Ricky Tarr, come detto che fa partire la miccia per
amore di una donna e che rinfaccia a Smiley e gi altri di essere
uomini soli. Smiley che riconosce questo fatto: di aver perso una
moglie, perdita simboleggiata con la perdita dell'accendino. Questo è
il suo punto debole che Karla intende sfruttare, la moglie di Smiley
e per questo convince Colin Firth a diventare l'amante della moglie
di Smiley.
Il personaggio che alla fine si rivela la chiave o
una delle chiavi della vicenda non è mai mostrata chiaramente dal
film. Come nemmeno Karla, il nemico del Circus, il capo del
KGB, l'altro fantasma di Smiley non è mai mostrato
chiaramente.
La
talpa è in questo senso metafora non solo della falla, del
punto debole di una intelligence governativa che dovrebbe essere
inattaccabile e inaffondabile, ma anche del punto debole che
ognuno dei personaggi possiede, che ogni essere umano ha. Gli agenti
segreti del film sono malinconici prigionieri delle loro missioni e
del loro lavoro, che sono diventati una vita parallela che finisce
per soffocare quella interiore.
Lo
stesso titolo che deriva dalla scena in cui Controllo dà dei nomi in
codice ai suoi colleghi fa pensare ai personaggi come alle pedine di
un gioco più grande di loro, il gioco sporco della politica.
Ad
ogni livello del film, dall'interpretazione degli attori, alla regia
e alle atmosfere e al passo lento, si avverte una compostezza formale
sotto la quale però serpeggia mal celata una tensione, una
furia pronta ad esplodere e che però non esplode mai. L'unico scatto
di tutto il film, è quando il braccio destro di Smiley prende a
pugni Ricky Tarr. Per il resto, anche gli omicidi, avvengono con
freddo calcolo che però sottende un nervosismo che è sempre
presente, una passionalità che scalpita dietro un recinto molto
alto.