Ho voglia di iniziare a pubblicare l'incipit del saggio che dovrebbe uscire in autunno in un volume dedicato ai "puzzle film". Eccolo.
Il rinnovato interesse dei critici e dei teorici per lo spettatore cinematografico, si accompagna a un’interessante tendenza di produrre film in cui il ruolo giocato dallo spettatore nel dipanare la vicendasi è fatto più ampio, la sua libertà di manovra si è accresciuta e i suoi stessi processi cognitivi sono diventati in alcuni casi fulcro e motore drammatico della narrazione. Tale tendenza sembra intensificarsi a cavallodella simbolica data del cambio di millennio, periodo in cui abbiamo constatato un’alta concentrazione dipellicole che adottano tecniche narrative e visive tipiche del cinema sperimentale con lo scopo, operlomeno l’effetto, di porre al centro del film, l’esperienza estetica e cognitiva dello spettatore e che,contrariamente a quanto si potesse aspettare, hanno avuto un discreto, e in alcuni casi notevole, successodi pubblico e hanno attratto l’attenzione di critici e spettatori comuni. Avendo voluto indicare un momento di origine di questa tendenza, abbiamo pensato che esso potesseessere rappresentato dall’uscita nelle sale di Pulp Fiction, non tanto per i caratteri di novità della pellicola, evidenti ancorché non assoluti in una prospettiva storica più ampia, quanto per il grosso impattonell’immaginario del pubblico e della critica cinematografica che il film ha avuto. Così come per altri versi il chiaro esempio di Il sesto senso e come la maggior parte dei film del corpus, nonsi tratta di un film propriamente sperimentale: la grande importanza di entrambe le pellicole risiedepiuttosto nell’aver creato un punto di riferimento per molti spettatori, una chiave per riuscire a capirefilm successivi che almeno a grandi linee a questi sembrano rifarsi. Nei commenti degli spettatori essicostituiscono spesso utili punti di riferimento, oggetti frequenti di paragoni e modelli per la comprensionedi altri film, fatto che dal nostro punto di vista li rende di notevole interesse anche per quanto concernela storia del cinema tout-court. I quattro criteri di base per l’individuazione del corpus sono quindi lapresenza di una narrazione non lineare1, il costituire una sfida per lo spettatore e il fornire indicazioni sulleattività cognitive durante la visione, l’appetibilità per il grande pubblico e l’essere stato distribuito tra il1994 e il 2006, periodo particolarmente florido per questo tipo di cinema.I film da noi individuati appartengono ai generi più diversi e vanno dalla commedia al film drammatico, dall’horror alla fantascienza e al noir, anche se evidentemente il thriller sembra quello più indicato asorprendere lo spettatore basato com’è sui colpi di scena e sul mantenimento della tensione e del contattocon lo spettatore. I film sono principalmente statunitensi, anche perché quella statunitense è una delleindustrie più floride del panorama mondiale e soprattutto quella maggiormente capace di penetrare lacultura occidentale. Tuttavia, il discorso di un cinema che senza essere elitario è in grado di mettere in crisile abituali strategie di attribuzione del significato dello spettatore e di renderlo consapevole del proprioguardare è estendibile a livello planetario: gli esempi tratti dalla cinematografia europea nel suo complessosono pari a quelli nordamericani e due esempi provengono dalla cinematografia asiatica, che in generalea tutt’oggi non vanta una grande diffusione nelle nostre sale. Inoltre, anche nel caso di produzionistatunitensi, i registi sono spesso non originari degli Stati Uniti, come il messicano Iñárritu, l’inglese Nolan,lo spagnolo di padre cileno Amenábar e l’indiano Shyamalan, alcuni dei quali hanno raggiunto notorietàcon film di questo tipo nel loro paese d’origine e sono stati successivamente ingaggiati dall’industriahollywoodiana.La caratteristica che ci preme sottolineare di questo tipo di cinema è la maggiore libertà che sembra venireaccordata allo spettatore, quella di conservare aree instabili che consentano il sorgere dei dubbi. Tali film“obbligando lo spettatore a ‘guardare in faccia’ l’ambiguità del vedere. Di ogni vedere: a cominciare daquello del proprio sguardo”2. Uno strumento essenziale attraverso il quale tale effetto viene raggiunto èl’utilizzo dei processi di comprensione come risorse drammatiche. In questo modo il film mette alla proval’attività mentale dello spettatore che deve tornare con la memoria a momenti precedenti del film, rivederele ipotesi che aveva formulato, le inferenze che aveva tratto e le motivazioni che aveva adottato pergiustificare i dati mancanti. In questi film “lo spettatore è spinto a prendere in esame un aspetto che ingenere il film di finzione si limita a stimolare senza renderlo evidente, e cioè l’attività mentale compiutamentre si assiste alla proiezione”, le operazioni che gli hanno permesso la costruzione della fabula el’attribuzione del significato del film. È proprio il “gioco del rovescio” messo in pratica dal film il motivoche ne decreta il successo e l’interesse presso il pubblico3. Film che offrono maggiore resistenza ai tentatividi superare le indeterminatezze e di costruire un significato garantiscono, allo spettatore che abbia lavolontà e la pazienza di accettare la sfida, l’esperienza di visione più appagante.
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