Sembra una cosa all'avanguardia, ora che l'interattività ha trovato le sue rudimentali applicazioni non solo in ambito informatico ma anche televisivo. E invece Kinoautomat è stato proiettato per la prima volta nell'Aprile del 1967.
Il film fu concepito da Radúz Činčera per il padiglione Cecoslovacco dell'esposione mondiale di Montreal. A quei tempi erano necessario l'utilizzo contemporaneo di cinque proiettori, ora la tecnologia consente la risposta diretta dello spettatore attraverso il telecomando e l'utilizzo di un solo proiettore.
Il protagonista è un uomo di mezza età chiamato Novak, ma la voce over avverte già da subito: "Questa non è la storia del signor Novak". Non è la sua storia perché è quella dello spettatore. Egli si trova nei panni di Novak e compie le scelte al posto suo.
Kinoautomat instaura un dialogo con gli spettatori attraverso la figura dell'attore ospite della proiezione, risponde alle domande che egli pone, ma rimane muto se gli si chiede come finirà la storia.
Il film comincia, ma dopo pochi minuti, si interrompe lasciando aperte due possibili sviluppi per la storia. A questo punto, di fronte allo schermo del cinema, appare un attore in carne e ossa che invita il pubblico a compiere la scelta. Perché il film possa continuare, sono gli spettatori a dovere determinare come.
Ognuno di noi spettatori ha avuto a disposizione un telecomando con cui decidere quale delle due opzioni avremmo voluto vedere. Quella più votata sarebbe stata mostrata.
128 sono le diverse combinazioni che il film avrebbe potuto presentare. Di queste solo una è stata quella alla quale noi effettivamente abbiamo assistito in quella circostanza.
Eppure, nonstante tutta questa apparente ricchezza, rimane l'impressione che la libertà dello spettatore sia fittizia.
Innanzitutto, le scelte sono del tutto manipolabili a seconda di come sono presentate di volta in volta le due diverse possibilità. Durante la proiezione, è stato molto facile prevedere quale delle due alternative avrebbe ricevuto la maggior parte delle preferenze da parte del pubblico, in base alla descrizione di ciò che sarebbe accaduto per ciascuna delle due piste che avrebbe potuto predere la narrazione.
In secondo luogo, è inevitabile che la scelta dello spettatore avvenga esclusivamente sul piano della presentazione del materiale, poiché il contenuto del film preesiste la visione e la sensazione rimane che qualsiasi opzione si fosse scelta, le vicende si sarebbero concluse sempre nello stesso modo. Per esmpio, la corsa sfrenata del signor Novak nel traffico cittadino è ugualmente arrestata in modo brusco e vanificata pochi istanti dopo che il pubblico ha decretato (anche qui in maniera facilmente prevedibile, in base a quelle che Umberto Eco le "sceneggiature comuni") che egli ignori l'alt dei vigili. L'episodio crea un senso di delusione non solo delle "speranze" dello spettatore, ma anche di frustrazione della propria decisione.
Il finale dell'intera storia poi è necessariamente sempre lo stesso: la rivelazione del colpevole dell'incendio è lo svelamento della trama "gialla" del film e non è soggetta a nessuna scelta da parte del pubblico.
La realtà è che un film interattivo come Kinoautomat non stravolge l'essenza del cinema, poiché in qualche misura, tutti i film possono dirsi interattivi, dal momento che il loro senso è costruito dallo spettatore. Anche senza le interruzioni in cui egli deve decidere come far proseguire la storia (in modo più o meno autentico), lo spettatore produce inferenze e formula ipotesi sul proseguimento della narrazione.
Ad ogni modo, la visione di un film come Kinoautomat garantisce una partecipazione "operativa" che si somma e si lega a quella emotiva di qualsiasi film tradizionale. Un altro elemento apprezzabile del film è che questo svela il suo "complotto", la sua trama (plot, appunto).
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