A proposito di doppiaggio, guardate questo bell'esempio. Certo il synch labiale non proprio accuratissimo, ma certe volte quello che conta è l'anima che un'opera d'arte si porta dentro!
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04 marzo 2010
27 febbraio 2010
Doppiare o sottotitolare un film?
E' un vecchio dibattito quello tra chi preferisca i film doppiati e quelli che li vorrebbero sempre in lingua originale e con i sottotitoli. Questo è un esempio di come a volte il doppiaggio possa fare... la differenza!
Ho sempre pensato che chi legge o fruisce di un'opera d'arte nella sua versione tradotta in un'altra lingua fruisca di un'opera che è almeno per metà l'opera del traduttore e non esclusivamente dell'autore originale. Questo è particolarmente evidente per la poesia, dove una singola parola è un suono un ritmo, una parola equivalente in un'altra lingua (o nella stessa) che abbia un suono e un ritmo diversi, danno origine a un'altra poesia. Non c'è rimedio.
Per quanto riguarda i film, spesso i sottotitoli affaticano la visione e soprattutto, ho sempre pensato, distraggono dalle immagini. Se un film è fatto come deve essere fatto, non è una narrazione (o per lo meno non solo una narrazione), ma un'opera visiva. Se invece di guardare le immagini e ascoltare i suoni, è necessario concentrarsi sulla lettura, la fruizione del film ne risulta parzialmente compromessa.
La cosa migliore sarebbe ovviamente comprendere la lingua nella quale il film è stato realizzato e quindi essere in grado di guardare film senza bisogno di doppiaggio o sottotitoli. Ma questo è ben al di là delle possibilità di tutti gli spettatori cinematografici.
I doppiatori italiani, benché una ridottissima casta che come una piovra si avventa su tutte le produzioni internazionali disponibili, sanno fare bene il loro mestiere. A volte però, per problemi di adattamento (l'inglese, per esempio, si sa, è fatto di parole e di frasi molto più corte - e quindi efficaci - dell'italiano) si producono degli strafalcioni come nel caso del video che ho portato ad esempio, della serie televisiva Nurse Jackie.
Ho sempre pensato che chi legge o fruisce di un'opera d'arte nella sua versione tradotta in un'altra lingua fruisca di un'opera che è almeno per metà l'opera del traduttore e non esclusivamente dell'autore originale. Questo è particolarmente evidente per la poesia, dove una singola parola è un suono un ritmo, una parola equivalente in un'altra lingua (o nella stessa) che abbia un suono e un ritmo diversi, danno origine a un'altra poesia. Non c'è rimedio.
Per quanto riguarda i film, spesso i sottotitoli affaticano la visione e soprattutto, ho sempre pensato, distraggono dalle immagini. Se un film è fatto come deve essere fatto, non è una narrazione (o per lo meno non solo una narrazione), ma un'opera visiva. Se invece di guardare le immagini e ascoltare i suoni, è necessario concentrarsi sulla lettura, la fruizione del film ne risulta parzialmente compromessa.
La cosa migliore sarebbe ovviamente comprendere la lingua nella quale il film è stato realizzato e quindi essere in grado di guardare film senza bisogno di doppiaggio o sottotitoli. Ma questo è ben al di là delle possibilità di tutti gli spettatori cinematografici.
I doppiatori italiani, benché una ridottissima casta che come una piovra si avventa su tutte le produzioni internazionali disponibili, sanno fare bene il loro mestiere. A volte però, per problemi di adattamento (l'inglese, per esempio, si sa, è fatto di parole e di frasi molto più corte - e quindi efficaci - dell'italiano) si producono degli strafalcioni come nel caso del video che ho portato ad esempio, della serie televisiva Nurse Jackie.
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